Fiumicino, due rinomati cantieri nautici a rischio stop, la Regione chiede di riavere 4mila mq di area demaniale
A Fiumicino si accende un nuovo fronte di tensione tra imprese e istituzioni. La Regione Lazio ha ordinato lo sgombero di un’area demaniale di circa 4.000 metri quadrati, attualmente occupata da un Cantiere Nautico, uno dei più noti operatori della nautica del litorale romano. Il provvedimento, notificato il 6 febbraio 2023, impone alla società di lasciare entro 60 giorni terreni e specchi d’acqua situati in località Isola Sacra, liberandoli “da persone e cose”. Un’ordinanza che rischia di colpire anche l’intero indotto legato alla cantieristica e ai servizi nautici della zona, da anni considerata una delle culle del diporto laziale.
La Regione chiede la restituzione delle aree
Nel mirino dell’amministrazione regionale ci sono due particelle catastali, riconducibili a due aree e attività distinte, per un totale di circa 2.620 metri quadrati di terreno e uno specchio acqueo di 1.366 metri quadrati, parte dei quali occupati da pontili. Secondo la Regione, le aree – entrambe -appartengono al demanio regionale e sarebbero state entrambe utilizzate dal cantiere “senza titolo valido”.
Il richiamo è all’articolo 823 del Codice Civile, che tutela i beni demaniali come “inalienabili e imprescrittibili”, imponendo il loro rilascio in caso di occupazione non autorizzata. Il caso è ora approdato al Tribunale amministrativo del Lazio (TAR), dove il cantiere ha presentato ricorso per l’annullamento del provvedimento.
Il TAR chiede chiarimenti alla Regione
L’udienza pubblica, svoltasi il 28 ottobre, ha visto il TAR chiedere ulteriori chiarimenti alla Regione Lazio. L’amministrazione, che al momento non si è ancora costituita in giudizio, dovrà fornire entro il 10 dicembre 2025 tutti gli atti e i documenti relativi alla vicenda.
Il giudizio riprenderà il 13 gennaio 2026, data fissata per la nuova udienza pubblica. Un passaggio che lascia intendere come la questione sia tutt’altro che chiusa e che, anzi, potrebbe avere sviluppi significativi per tutto il comparto produttivo della zona.
Imprese storiche e una gestione contestata
Il Cantiere Nautico, insieme ad altre strutture sorte lungo il canale navigabile di Fiumicino, è parte integrante della tradizione cantieristica locale. Da decenni ospita attività di rimessaggio, manutenzione e costruzione di imbarcazioni da diporto, con un indotto che coinvolge decine di famiglie e piccole imprese.
Proprio per questo la decisione della Regione appare a molti come un atto contraddittorio: da un lato si invoca la valorizzazione del turismo nautico e la riqualificazione delle sponde fluviali, dall’altro si ordina lo sgombero di aree operative che da anni contribuiscono all’economia locale.
Lo scontro politico dietro il caso
La vicenda, come spesso accade a Fiumicino, assume anche una valenza politica. L’amministrazione comunale, che negli ultimi anni ha spinto per una “riconversione sostenibile” delle aree industriali e per il rilancio del waterfront, si trova ora in una posizione delicata.
Mentre la Regione chiede la restituzione dei terreni, il Comune deve fare i conti con il rischio di perdita di posti di lavoro e con la possibile chiusura di due cantieri. Una situazione che rischia di aprire nuove fratture tra la maggioranza regionale e gli amministratori locali, già divisi su altre partite urbanistiche legate al litorale.
Il nodo delle concessioni e le “zone grigie”
Dietro lo scontro legale si cela il problema, mai risolto, delle concessioni demaniali. Molte delle aree lungo il canale navigabile di Fiumicino risultano da anni in uso a privati con titoli provvisori o in attesa di rinnovo.
La Regione, spinta anche da nuovi orientamenti normativi europei e nazionali, sta procedendo a una revisione complessiva delle concessioni, chiedendo chiarimenti e, in alcuni casi, la restituzione dei terreni.
Un equilibrio difficile tra pubblico e privato
Il caso del Cantiere Porto Romano rappresenta emblematicamente la difficoltà di trovare un equilibrio tra tutela del demanio pubblico e valorizzazione economica del territorio.
In gioco non c’è solo un contenzioso amministrativo, ma la visione stessa dello sviluppo costiero di Fiumicino: un modello che dovrà decidere se puntare su una gestione pubblica rigorosa o su una collaborazione regolata con i privati.
In attesa della sentenza
Il TAR, per ora, ha scelto la via della prudenza, chiedendo alla Regione di chiarire le proprie posizioni prima di procedere con la decisione di merito. Ma il tempo stringe: senza una soluzione condivisa, due dei più rinomati cantieri di Fiumicino rischiano di fermarsi.
Un epilogo che avrebbe conseguenze pesanti non solo per il settore nautico, ma per l’immagine stessa di una città che da sempre vive del rapporto con il mare.