Fiumicino, il bosco ‘fantasma’ costa caro alla Regione Lazio condannata dal Tribunale: l’ex area verde diventerà edificabile?

Sullo sfondo, un classico bosco, come quello di Fiumicino, in primo piano, l'ex governatore Zingaretti e l'attuale presidente Rocca

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Fiumicino, un “bosco” che non esiste più, ma che la Regione Lazio ha continuato a considerare tale, è costato caro alla Pisana, sede dell’Ente. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso della società A., proprietaria di alcuni terreni a Fiumicino, contro il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), una sorta di super Piano regolatore comunale che prevale anche sui Piani Regolatori comunali. La Regione Lazio, guidata oggi dalla giunta Rocca, ma erede delle scelte della precedente amministrazione Zingaretti, è stata condannata a risarcire alla controparte le spese legali. Duemila euro oltre vari extra.

Il nodo del “rimboschimento compensativo”

La vicenda parte da un progetto di compensazione ambientale. La società A. – che si occupa di edilizia, come riportano le carte camerali – aveva ottenuto tutte le autorizzazioni per l’espianto di una porzione di bosco. E la sua ripiantumazione in un’altra area. L’intervento era stato eseguito, collaudato e certificato dagli uffici competenti, compreso lo stesso Comune di Fiumicino. Quest’ultimo, prima dell’approvazione definitiva del PTPR del Lazio, aveva persino inviato alla Regione la documentazione ufficiale che attestava la nuova configurazione del terreno. Eppure, nonostante le carte in regola, la Regione (anno 2021, Giunta Zingaretti) avrebbe fatto ‘finta di nulla’.

Il piano paesaggistico della regione Lazio “sordo” alle carte

Il PTPR, adottato già nel 2007 e approvato definitivamente solo nel 2021 dopo un lunghissimo iter, continua a classificare quei terreni come “area boscata”. Una scelta che il Tribunale ha bollato come “viziata da carenza di istruttoria ed erroneità dei presupposti”. Tradotto: la Regione Lazio ha ignorato un fatto pacifico e documentato, secondo i giudici. Un errore non di poco conto, perché i vincoli paesaggistici non possono basarsi su presupposti fittizi o superati. Un bosco va tutelato se c’è davvero, non se rimane sulla carta per inerzia burocratica.

Lo scenario: l’ex bosco diverrà edificabile?

C’è però un dettaglio che rischia di pesare più di ogni altra cosa: ora che il terreno non è più formalmente vincolato come bosco, la società A. potrebbe chiedere di sfruttarne la piena potenzialità edificatoria? In altre parole, la società edile avviare un progetto di lottizzazione dell’area, trasformando un ex bosco in cemento e residenze? La prospettiva è che la vittoria giudiziaria potrebbe aprire la strada non solo al ripristino della verità cartografica. Ma anche a una nuova stagione di speculazione edilizia sulle coste di Fiumicino.

La Pisana paga, il Ministero salvo

In ogni caso, il Tar ha annullato il PTPR della regione Lazio limitatamente a quella parte contestata, limitatamente alle pretese cartografiche, ponendo le spese a carico esclusivo della Regione Lazio. Il Ministero della Cultura, pur costituito in giudizio, è stato esentato. Una precisazione che conferma come la responsabilità ricada interamente sulla Pisana, incapace di gestire un aggiornamento cartografico basilare.

Il peso delle carte dimenticate

La vicenda del “bosco fantasma” è un simbolo di come la burocrazia possa diventare trappola e al tempo stesso arma politica. Non solo un pasticcio tecnico, ma un fallimento istituzionale che mette a nudo un cortocircuito: mentre si predica rigore in altri settori, si cade su errori grossolani che costano soldi pubblici e credibilità.

La sentenza del TAR non è solo un richiamo alla correttezza amministrativa, ma un avvertimento: i vincoli paesaggistici devono essere reali, non frutto di inerzie o dimenticanze.