Fiumicino, tre inneschi e l’ombra del dolo al rimessaggio nautico: indaga la Procura di Civitavecchia


Tre inneschi e l’ombra del dolo. Parliamo del rimessaggio nautico di Fiumicino andato in fiamme tre giorni fa, il 16 agosto, nella zona di Isola Sacra, tra via Domenico Siciliani e via Monte Cencio. La struttura, sotto sequestro e affidata a un curatore nominato dal Tribunale di Civitavecchia, è ora in attesa di verifiche giudiziarie. Secondo quanto raccontato da Marco Doria, membro della II Commissione Speciale Antimafia, Anticamorra e Beni Confiscati, attivista impegnato nelle battaglie ambientali sul litorale romano, i primi indizi sono apparsi subito evidenti:

“Il cantiere era affidato dal tribunale di Civitavecchia a un custode giudiziario che corrispondeva un canone e teneva in piedi l’attività di rimessaggio. Giunti sul posto il giorno seguente ci siamo resi conto che qualcosa non quadrava: abbiamo dovuto richiedere nuovamente l’intervento dei vigili del fuoco per un nuovo focolaio. Sono state distrutte decine di barche e un intero capannone in lamiera. Ora le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Ostia”.

Una colonna di fumo visibile per chilometri

L’allarme era scattato intorno alle 12.15 del 16 agosto, quando una densa colonna di fumo nero si è alzata nel cielo, visibile a chilometri di distanza. Le fiamme, altissime, hanno divorato in pochi minuti imbarcazioni e depositi di attrezzature a ridosso del fiume Tevere.

Sul posto è intervenuto un imponente dispositivo di soccorso: squadre dei vigili del fuoco da Ostia, Nemi e Cerveteri, tre autobotti, il carro schiuma, il carro autoprotettori e il capo turno provinciale.

Attivato anche il Dos (Direttore Operazioni di Spegnimento) con due elicotteri della Regione Lazio a supporto. In campo pure Carabinieri, Polizia locale, Capitaneria di Porto, 118 e decine di volontari della Protezione Civile. Grazie al loro intervento è stato evitato che il rogo si propagasse ad altre strutture, ma i danni restano enormi.

Fortunatamente non si sono registrano feriti, ma le conseguenze ambientali e materiali sono gravi. “L’aria era irrespirabile – racconta Doria – con fumo che usciva dai resti dei natanti e dal capannone. Un vero disastro ambientale sulle sponde del Tevere: l’incendio è arrivato persino ad attraversare una strada asfaltata, propagandosi nei campi adiacenti”.

Nell’area sono stati rinvenuti dal personale intervenuto nelle operazioni di bonifica tre inneschi due dei quali ancora intatti, mentre il terzo situato proprio di fronte alle strutture, completamente distrutto dalle fiamme.

Secondo rogo in pochi giorni: l’allarme dei cittadini

L’episodio riaccende i timori dei residenti di Fiumicino e Ostia, già scossi dall’incendio avvenuto appena dieci giorni prima all’Idroscalo di Ostia, dove il fuoco aveva distrutto numerose imbarcazioni e due magazzini nautici. In quell’occasione tre vigili del fuoco rimasero intossicati, uno dei quali ricoverato in codice rosso ma poi fuori pericolo.

Due roghi ravvicinati, con dinamiche simili, che rafforzano l’ipotesi di atti dolosi. L’ansia cresce tra i cittadini del litorale romano, che chiedono con forza interventi immediati: più controlli, maggiore sicurezza e prevenzione. La questione è già arrivata sul tavolo del Prefetto.

Un dossier sui cantieri navali

Contestualmente, Marco Doria ha depositato presso l’autorità giudiziaria un dossier dettagliato sullo stato dei cantieri navali lungo la foce del Tevere, denunciando criticità ambientali e gestionali che – secondo l’attivista – richiedono attenzione immediata. “Quello che sta accadendo è un segnale allarmante per la sicurezza e per l’ambiente – sottolinea – Serve una risposta chiara delle istituzioni per evitare che questi episodi si ripetano e per tutelare cittadini e territorio”.