Flop taxi a Roma, nonostante il bando per il Giubileo: la Capitale tra le peggiori d’Europa, ecco i numeri

Roma, controlli Polizia Locale Taxi e NCC abusivi

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Roma, 2025: chiamare un taxi resta una lotteria. Mentre gli spot parlano di una Capitale sempre più smart, chi prova a spostarsi la sera, nei weekend o quando piove conosce bene la scena: app in tilt, linee occupate, auto che non si trovano. Non è solo una sensazione. Il dossier dell’Automobile Club di Roma sul trasporto pubblico non di linea certifica quello che cittadini e turisti ripetono da anni: il servizio taxi è ancora strutturalmente insufficiente e incapace di reggere l’urto di una metropoli da oltre 2,7 milioni di abitanti e milioni di visitatori l’anno. E quando un servizio essenziale non funziona, non è solo un disagio: diventa un problema di mobilità, di sicurezza, di qualità della vita. E a poco sarebbe servito il recente bando lanciato dalla giunta per il Giubileo 2025.

Una flotta troppo piccola per una Capitale

Secondo i dati più recenti, a Roma circolano oggi 8.436 taxi, poco più delle circa 7.700 licenze attive nel 2024. Numeri che, messi così, possono anche sembrare incoraggianti. Ma basta confrontarli con le grandi capitali europee per capire il ritardo: Roma offre 30,6 taxi ogni 10.000 abitanti, contro gli 87 di Madrid, i 79 di Parigi, i 63 di Barcellona. Anche la densità per chilometro quadrato racconta la stessa storia: 6,6 vetture a Roma, contro le 26,7 di Milano e le 169,6 di Parigi. In pratica, più che un servizio pubblico sembra una risorsa rara, da inseguire come un bene di lusso.

Cittadini e turisti, la pazienza è finita

Il risultato, per chi vive o visita la Capitale, è scritto nero su bianco nel sondaggio Aci riferito al 2024. Il 58,4% dei residenti e addirittura l’85% dei non residenti giudicano insufficienti disponibilità di auto e tempi di attesa. Oltre il 47% dei romani e il 63,6% dei turisti dichiara di aver aspettato il taxi più del previsto. E questo nonostante, con le ultime immissioni, il tempo medio tra chiamata e arrivo sia sceso da 6 a 4,6 minuti e le domande inevase dal 39 al 14%. Migliora la media, peggiora l’esperienza reale: chi rimane a piedi non viene consolato dalle statistiche.

Pagamenti elettronici, il far west del Pos

Il dossier illumina anche un altro nervo scoperto: i pagamenti elettronici. Nel 2025, nella Capitale d’Italia, salire su un taxi e non sapere se il Pos funzionerà ancora è la norma per troppi utenti. Il 32% dei romani e il 57% dei non residenti segnalano difficoltà o rifiuti nell’accettazione delle carte. I famigerati “furbetti del Pos” non sono un folklore da social, ma una realtà che mina la fiducia nel servizio e penalizza chi viaggia per lavoro, i turisti stranieri, chi semplicemente non gira con contanti in tasca. In una città che dice di voler spingere sui pagamenti digitali, il tassametro resta spesso agganciato al contante.

Corse brevi, il piccolo scandalo quotidiano
Poi c’è il capitolo delle corse brevi, il piccolo grande scandalo quotidiano. Il rifiuto di portare un passeggero per pochi chilometri non è il problema principale, ma è un’abitudine abbastanza diffusa da fare danni alla reputazione dell’intera categoria. Il 16,5% dei residenti e il 21,1% dei non residenti raccontano di essersi sentiti dire di no per una tratta giudicata “non conveniente”. Per l’utente significa restare bloccato con una valigia, un bambino, una busta della spesa in mano. Per il servizio pubblico significa smentire la sua stessa ragion d’essere: portare ovunque, non solo dove conviene.

Un servizio che divide e non garantisce

Alla fine il giudizio complessivo suona come una bocciatura a metà, ma comunque pesante. Tra i romani il 30,5% assegna ai taxi il voto massimo, segno che quando il servizio funziona può essere efficiente e affidabile. Ma quasi la stessa quota, il 29,5%, dà 1 o 2 su 5: una polarizzazione netta, che racconta di un sistema incapace di garantire standard uniformi. Per chi viene da fuori il quadro è ancora peggiore: il 54% dei non residenti considera l’esperienza insufficiente. Una statistica che pesa come un macigno sull’immagine turistica della Capitale, già segnata da trasporti pubblici spesso in affanno.

Roma si muove poco, ma paga caro

Il paradosso è tutto qui: in una città dove il taxi copre appena l’1% degli spostamenti complessivi, il suo malfunzionamento riesce comunque a condizionare la vita quotidiana, i tempi del lavoro, la percezione stessa di vivibilità urbana. Le nuove licenze e le doppie guide sono un passo avanti, ma non bastano. Senza una vera modernizzazione del servizio, regole chiare e sanzioni rapide per chi non rispetta le norme, Roma continuerà a rincorrere le altre capitali europee. E ogni sera, davanti a una fermata vuota o a un’app che non trova auto, i cittadini continueranno a chiedersi: ma in questa città chi si muove davvero ha ancora diritti, o solo molta pazienza?