Fontana di Trevi, da febbraio si paga: un ticket da 2 euro che divide Roma
Roma, dal 1° febbraio chi vuole arrivare “a un passo” dalla Fontana di Trevi dovrà mettere mano al portafogli: 2 euro per i turisti, gratis per i residenti di Roma e della Città Metropolitana. L’annuncio è arrivato dal sindaco Roberto Gualtieri, durante una conferenza stampa in Sala Esedra. La fontana resta in una piazza pubblica, ma l’accesso ravvicinato — quello davanti al catino, dove si concentra la folla — diventa una corsia riservata ai possessori di biglietto.
La giustificazione: “numeri fuori scala” e sicurezza
Dietro la scelta c’è un dato che pesa come un macigno nel dibattito pubblico: tra 1° gennaio e 8 dicembre l’area frontale della fontana avrebbe registrato circa 9 milioni di visitatori, con una media di 30.000 persone al giorno. Un fiume umano che, oltre a comprimere la vivibilità del centro storico, ha reso la zona terreno fertile per i borseggiatori, tema su cui le amministrazioni romane discutono da anni. Contingentare i flussi, insomma, non è solo gestione turistica: è anche ordine urbano.
Gratis da lontano, a pagamento da vicino: come cambia l’accesso
La promessa politica è: la Fontana di Trevi si potrà continuare ad ammirare gratuitamente, ma “da lontano”. Il prezzo scatta solo per chi entra nella porzione più ambita e congestionata della piazza, con accesso regolato dal biglietto. È un modello che punta a distinguere tra fruizione pubblica e accesso privilegiato: non si chiude un monumento, si “filtra” la prossimità. Una soluzione che, nelle intenzioni, dovrebbe ridurre l’effetto imbuto e riportare sicurezza e decoro.
Non è solo Trevi: altri cinque siti finora gratuiti diventano a pagamento
Il provvedimento, però, non si ferma alla fontana più famosa del mondo. Dal 1° febbraio Roma introdurrà un biglietto anche per altri cinque siti comunali finora gratuiti, con tariffa indicata in 5 euro: Villa di Massenzio, Museo Napoleonico, Museo Carlo Baracco, Museo Bilotti e Museo Canonica. L’operazione, nelle parole del Campidoglio, mira a riallineare la gestione del patrimonio a una logica di sostenibilità, facendo pagare soprattutto la domanda turistica.
I conti del Comune: 6,5 milioni stimati e la parola “giustizia sociale”
Secondo le stime comunali, il solo ticket ravvicinato della Fontana di Trevi potrebbe generare 6,5 milioni di euro. Ed è qui che entra la cornice politica: l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio ha parlato di una misura che “accorcia le distanze”, ricordando che Roma “non è soltanto una città di turisti” ma anche di residenti “in carne e ossa”. Il messaggio è netto: il contributo dei visitatori serve anche a garantire gratuità e accessibilità ai romani.
La partita vera: turismo di massa o diritto alla città?
Il ticket apre una faglia destinata a far discutere: Roma sta mettendo un prezzo alla sua immagine o sta difendendo la qualità della vita dei cittadini? Da un lato c’è il rischio simbolico di trasformare un luogo iconico in una “corsia premium”; dall’altro la necessità concreta di governare il turismo di massa con strumenti misurabili. La sfida sarà la trasparenza: come verranno gestiti i flussi, come si useranno le entrate, e soprattutto se questa scelta ridurrà davvero caos e microcriminalità senza snaturare la piazza come spazio pubblico.