Franano calunnie e menzogne contro Casapound

Calunnie CasaPound

Contro CasaPound ci hanno provato con le calunnie e le menzogne. Le menzogne attraverso dichiarazioni e titoli di giornali e tv. Le calunnie attribuendo reati gravi. Di vero è rimasta solo l’occupazione di un palazzo dal 2003. Che è diventato il simbolo di una organizzazione che fonda il suo impegno contro il degrado sociale nel nome di un’identità politica netta. E questo non è vietato se non dalla faziosità.

Abbiamo passato le ultime settimane a leggere le sciocchezze ripetute – ma sempre balle rimangono – da Virginia Raggi. No, sindaca, CasaPound non è una associazione a delinquere che possa essere tacciata di razzismo. Un’accusa che il giudice – una giudice, una donna – chiamato a decidere sullo sfratto di CasaPound dallo stabile di via Napoleone III – o meglio sul sequestro preventivo del palazzo – ha rigettato. Con buona pace del pm Albamonte che ci aveva provato.

Le calunnie contro Casapound

E proprio Albamonte – attorno al quale si vuole costruire una sorta di martirio inesistente – ha subito una severa censura dal gip. “Non sussistono elementi che consentono di ricostruire ad unità le diverse vicende giudiziarie ai fini della valutazione della sussistenza del delitto di partecipazione ad una associazione”. Quindi nessuna associazione a delinquere.

Cosi come non può essere accettata la richiesta “di accertare se le condotte poste in essere siano espressive di ideologie o sentimenti razzisti o discriminatori, ovvero se sussista lo scopo dell’incitamento alla discriminazione nel senso anzi detto, per motivi fondati sulla qualità personale del soggetto e non invece, sui suoi comportamenti e sulla ritenuta assenza di condizioni di parità”. E sapete perché non ha senso indagare? Perché “elementi probatori in ordine alle singole vicende non possono certamente essere tratti dagli articoli di giornale“.

Capito ora? Anziché su fatti circostanziati, si pretende di indagare sulla base di articoli di giornale. Giustizia, legalità, ciance.

Ora la Raggi si occupi di Roma e poi se ne vada

Questo significa che si blocca lo sgombero di CasaPound mentre a Roma continuano ad essere tollerate decine di occupazioni dell’estrema sinistra? Ci riproveranno, non c’è dubbio, ma non più con la fretta che vorrebbe imporre Virginia Raggi. Come le disse un giorno Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound, andrà prima via questa sindaca dal Campidoglio.

Perché per applicare una legge il requisito minimo è rispettarla. E in prefettura sanno quali sono gli stabili a rischio e, se si permette, quelli dove si compiono reati, dalla droga alla violenza sessuale. Ci sono fior di rapporti di polizia, non articoli di giornale.

Ora la Raggi torni ad occuparsi – oppure cominci a farlo – delle buche stradali e non di quelle nelle indagini della magistratura. CasaPound non è il problema di Roma, come le ricordò ironicamente lo striscione immortalato nella fotografia. Lo è l’emergenza abitativa. Il caos nei trasporti. La sicurezza cittadina. Persino l’illuminazione. I rifiuti. E tanto altro ancora.

Adesso Virginia può smetterla di strillare a vuoto e dedicarsi a concludere la fine inesorabile del suo mandato da sindaco. Mai più un’avventura del genere per la Capitale.