Franceschini fa l’americano: ricostruiremo il teatro di Mariupol. Ma scorda Amatrice…

Il ministro della Cultura Dario Franceschini crede di essere Barak Obama quando venne a visitare le nostre zone terremotate e promise vagamente di contribuire a ricostruire le chiese. Mai fatto, ovviamente. Ieri Dario Franceschini ha incontrato in video conferenza il ministro della Cultura e della Politica di Informazione ucraino, Oleksandr Tkachenko. Nel corso del colloquio Franceschini ha ribadito la ferma condanna da parte italiana dell’invasione russa e la preoccupazione per gli ingenti danni subiti dall’Ucraina e dal suo popolo. Vasta impressione evidentemente ha fatto a Franceschini la distruzione del teatro di Mariupol, di cui hanno dato notizia i media. Rosato ha parlato drammaticamente di “persone sotto le macerie”. Peccato che non ci sia stato – per fortuna – neanche un morto.
Franceschini vuole ricostruire il teatro di Mariupol
Franceschini ha inoltre presentato a Tkachenko la decisione approvata ieri dal Cdm di offrire all’Ucraina i mezzi per la ricostruzione del Teatro di Mariupol quando le condizioni lo permetteranno. A tal proposito, il ministro Franceschini ha sottolineato la natura di patrimonio universale dell’umanità dei beni e delle attività culturali, che è responsabilità collettiva proteggere e valorizzare. Il ministro Tkachenko ha ringraziato sentitamente per la proposta, condividendone l’intenso significato in questa fase ancora incerta sul piano dell’andamento del conflitto.

Soldi anche agli artisti ucraini
I due ministri hanno poi toccato il tema del sostegno agli artisti e ai professionisti della cultura ucraini. A questi il ministero della Cultura italiano ha scelto di dedicare un progetto di sostegno attraverso apposito Decreto Ministeriale, in corso di ultimazione. L’Italia stanzierà una somma rilevante per residenze, ospitalità e assistenza, coinvolgendo le principali fondazioni artistiche italiane. Insomma, Franceschini si preoccupa del teatro di Mariupol e degli artisti ucraini. Mentre il nostro settore spettacolo e cultura sta annaspando prostrato dalla pandemia e da due anni di fermo. E mentre le nostre zone terremotate, e i luoghi simbolo della cultura, come l’Aquila, ancora aspettano la ricostruzione. Dopo Berlusconi, infatti, ben poco si è fatto per l’emergenza terremoto, ben presto dimenticata dalla sinistra.