Boccia trombato da ministro pontifica ancora contro Salvini

Dite a Francesco Boccia che non è più ministro. Perché quando era ministro, Boccia poteva anche fare lo spocchioso, tanto nessuno lo rimproverava.
Non si sa se per volontà di Mario Draghi o di Sergio Mattarella – se non addirittura del suo partito, il Pd – Boccia non è più ministro e non sa come passare le giornate. Fuori dal governo nonostante abbia fatto parte della famosa “squadra della pandemia” con Roberto Speranza e fino a qualche giorno fa con Domenico Arcuri (che Boccia difendeva) e Angelo Borrelli. Se nessuno lo ha difeso si domandi perché è accaduto.

Boccia non è più ministro e spara a zero
Nonostante questo, incurante dell’esasperazione popolare, Boccia è tornato a imperversare. E ha sparato ad alzo zero – ormai è una moda – contro il leader della Lega Matteo Salvini. “Le riaperture o le eventuali nuove restrizioni saranno decise, come accaduto fin dal primo giorno di pandemia, in base ai dati dei contagi, non in base agli umori di Salvini. Se avessimo dovuto seguire le sue innumerevoli giravolte avremmo avuto una catastrofe”.
Sicuramente avrà mandato il suo pregevole tweet ad Enrico Letta, che gli avrà dato un cinque virtuale. Ma quel che ha scritto è semplicemente vergognoso. Perché quella che giustamente chiama “catastrofe” l’ha provocata senza capacità di contrasto proprio il governo di Giuseppe Conte di cui Boccia era ministro.
Salvini vuole far ripartire l’Italia
Salvini ha chiesto di valutare senza superficialità i dati scientifici, per poter procedere più rapidamente possibile alle riaperture delle attività economiche e far ripartire l’economia nazionale. Il bello è che lo aveva detto al Senato anche lo stesso Mario Draghi.
E siccome il leader leghista vuole capire chi decide e in base a che cosa le chiusure che non finiscono mai, la sinistra indossa l’elmetto perché non tollera opinioni su una questione maledettamente seria che non può essere affidata al dogma di partito.
Speranza ci ha fatto finire in zona grigia, altro che rossa o arancione, ed è un dovere della politica cercare ogni possibilità per il ritorno alla normalità. Quello che ogni giorno afferma il Pd contro il leader del primo partito italiano è sempre più sconcertante.