Francesco Rocca visita il quartiere Giuliano-Dalmata e onora i martiri delle foibe e gli esuli

francesco rocca convegno (2)

“È essenziale ricordare e non dimenticare perché dobbiamo rafforzare la conoscenza della nostra identità. Questo è un anno particolare, sono passati 80 anni dalle prime Foibe e dal sacrificio di Norma Cossetto. I presidenti delle regioni hanno il dovere di rafforzare il legame con istituzioni come il Museo Archivio Fiume”. Lo ha detto il candidato di centrodestra alla Presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca che, nell’ambito delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo 2023, in memoria delle vittime delle Foibe, ha fatto visita all’Archivio Museo Storico di Fiume. Luogo simbolo della comunità giuliano dalmata, nel quartiere che ne prende il nome.

Rocca pone una corona di fiori al monumento di via Laurentina

Rocca è stato accolto dal direttore del Museo Marino Micich che, durante la visita ha proposto – qualora Rocca fosse eletto – di valorizzare il quartiere e il Museo. Mettendolo in connessione con la Regione Lazio e non solo con il Comune di Roma. In primo luogo rendere il quartiere “un museo diffuso” e poter accogliere persone che siano interessate alla storia dell’esodo, come i 1.500 studenti che l’archivio accoglie ogni anno. “È tradizione che i candidati vengano a visitare la comunità dei giuliano dalmati, è un luogo demandato a museo storico di Fiume. E Rocca ha voluto farci visita “, conclude Micich. Alla fine della visita Rocca ha posto una corona di fiori sul monumento in via Laurentina.

A Roma si stabilirono circa diecimila esuli

L’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani si costituì nel 1963 a Roma nel Quartiere Giuliano Dalmata situato nel quadrante sud della città (Eur-Cechignola). Con l’intento di conservare e trasmettere la memoria storica fiumana e degli esuli giuliano-dalmati. Tale istituzione, riconosciuta nel 1972 da un decreto ministeriale quale luogo di “eccezionale interesse storico e artistico” e dal 2004 la tutela la legge nr. 92 . A Roma si stabilirono almeno 9.500 esuli dall’Istria Fiume e Dalmazia, Ma erano soltanto una piccola parte di quei 300.000 italiani che dopo la seconda guerra mondiale furono costretti all’amara scelta dell’esilio per sfuggire agli orrori delle foibe e della dittatura comunista Jugoslava.