Francesco Totti, Capitano per sempre su #CasaSkySport (video)

Francesco Totti è semplicemente il Capitano. I suoi 24 anni di carriera con una sola maglia, quella giallorossa sono un trofeo unico. Più grande di ogni altro. Che insieme alla classe immensa hanno contribuito a rendere ancora più grande il mito del numero 10 giallorosso. La sua maglia con quel numero stampato e la scritta Totti si trova in tutti i negozi di calcio del mondo. E il Capitano è uno dei pochissimi ad aver ricevuto ovazioni anche dagli avversari. Come quella volta al Bernabeu, tutti in piedi a battere le mani e a invocarne l’ingresso in campo. Totti si è voluto raccontare recentemente in una intervista su #CasaSkySport, mettendo in luce anche momenti privati della sua vita. Dall’infortunio del 2006 ai suoi siparietti con Del Piero. Fino all’impegno nel sociale, e oggi contro la pandemia da coronavirus. Tanti aneddoti e ricordi, per un campione senza tempo. In campo e fuori.

 

Totti, il mio sogno da bambino? Fare il Capitano della Roma

Se avevo un sogno da bambino? Certo, quello di fare da grande il Capitano della Roma. Bastano queste poche parole di Francesco Totti per capire come il destino del futuro numero 10 giallorosso fosse già segnato. Sono stato fortunato, prosegue Totti in una bella intervista rilasciata a #CasaSkySport. Ho avuto Giuseppe Giannini e suo papà come maestri, mi hanno insegnato il professionismo nel calcio. Quando ero ragazzino avevo anche il poster di Giannini in cameretta. Poi sono cresciuto e l’ho staccato. Ma di lui ho sempre un grande ricordo. Sono sempre voluto rimanere alla Roma, vestire un’unica maglia per tutta la carriera, prosegue Totti. Eppure c’è stato il rischio che andassi via. Nel 1996 per esempio, alla Sampdoria che mi voleva. Carlos Bianchi che allenava la Roma non mi vedeva proprio. Poi ci fu un torneo, il Citta’ di Roma. Contro Ajax e Borussia di Monchengladbach. Giocai benissimo e il mister cambio’ idea. La Samp è sempre stata nel mio destino. Anche alla fine della carriera, Ferrero mi voleva da lui. E avevo richieste dagli Emirati. Ma ormai avevo deciso di chiudere alla Roma. Tutta la carriera con una sola maglia, il massimo per me.

 

Gli scherzi con Del Piero e la visita di Marcello Lippi in ospedale

Il mio dualismo con Del Piero era più che altro un’invenzione dei giornali. Siamo troppo simili di carattere e siamo rimasti grandi amici. Quando non giocavo facevo il tifo per lui e viceversa. E poi ci piaceva un sacco raccontare le barzellette e fare i video. Me ne ricordo uno, non riuscivamo neanche a partire con la battuta perché scoppiavamo a ridere. Il nostro rapporto è sempre stato questo. Ma in carriera non sono mancati i momenti difficili. Come quando mi sono infortunato nel febbraio del 2006. Rottura del perone e dei legamenti, un brutto intervento. Devo dire grazie al professor Mariani che mi ha operato. E a Marcello Lippi. Il giorno dopo era da me in clinica. E mi ha dato la forza per recuperare e andare al mondiale. Così ho potuto lasciare la Nazionale da Campione del Mondo. Una grandissima soddisfazione. Se ho smesso troppo presto in azzurro? Giocavo sessanta partite all’anno. Ho dovuto scegliere, e come sempre ho scelto la Roma. Ora che ho smesso con il calcio ufficiale mi diverto a paddle. E prima o poi sfiderò il mio amico Federer.

 

Sempre in prima linea nel sociale. Anche contro il coronavirus

Francesco Totti è stato un campione in campo ma lo è anche nella vita. Sempre in prima linea sul terreno della solidarietà e della beneficienza. E anche per questa pandemia da coronavirus non si è tirato indietro. Ci siamo dati da fare, racconta Totti nella sua intervista a #CasaSkySport. Abbiamo donato macchinari allo Spallanzani di Roma e raccolto già oltre 350 mila euro per comperare attrezzature mediche. Che possano salvare più vite possibile. Ci siamo anche sentiti con gli altri Campioni del Mondo del 2006. E abbiamo voluto iniziare un’altra raccolta, questa volta in favore della Croce Rossa Italiana. Insomma per Francesco Totti anche in quarantena non c’è il rischio di annoiarsi. Tra famiglia, figli, allenamenti e impegno sociale, il Capitano della Roma è sempre in campo. E al di là della fede calcistica rimane un esempio per tutti.

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