Francesco Totti protagonista del nuovo show di Prime Video: “Ecco il capitano che ha trom**to di più”

Appena iniziato lo show, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase hanno aperto il fuoco con una battuta che ha fatto tremare lo studio: “Ecco il Capitano che ha trombato di più”. Poi, inevitabile, il riferimento alla vicenda degli orologi e al divorzio da Ilary Blasi.
La gag sull’orologio — “Ao’ Ilary, che ore sono?” – “Le dieci!” — ha scatenato la reazione stizzita del Pupone: “Tutte stronzate stai a dì”.
Per un attimo il tono leggero del roast è evaporato, lasciando emergere la parte più umana di Totti: quella che non sa fingere, che non accetta di diventare bersaglio gratuito.
Le risate si sono fatte nervose, il pubblico ha capito che la linea sottile tra ironia e umiliazione era stata superata.
Quando la satira tocca il portafogli
Poi è toccato a Eleazaro Rossi, comico romano noto per il sarcasmo diretto. È stato lui a lanciare la battuta più pesante: i presunti guai fiscali di Totti.
Qui, il Capitano ha perso la pazienza. Sguardo di ghiaccio, mascella serrata, e il clima in studio si è fatto teso. Rossi, visibilmente a disagio, ha chiuso con una mezza ammissione: “Pensavo che fosse difficile con Selvaggia Lucarelli, ma adesso capisco perché Ferrario ha detto di no”.
Il riferimento è a Edoardo Ferrario, il comico romano che ha rifiutato di partecipare al “funerale” di Totti.

Ferrario si ribella: “Chiedere a un romanista di insultare Totti è come bestemmiare”
Ferrario ha scelto di non “arrostire” Totti, e la sua assenza è diventata un caso. “Chiedere a un romanista di insultare Totti è come chiedere a un fedele di insultare Dio”, ha dichiarato. “Di Dio mi hanno solo parlato, ma il cucchiaio a Van der Sar l’ho visto coi miei occhi”.
E invece di prendere di mira l’ex capitano, ha spostato il mirino su Luciano Spalletti, l’allenatore che lo mise ai margini nella sua ultima stagione alla Roma.
Ferrario non ha risparmiato nulla: “Spalletti è nella top ten dei pelati col mascellone che hanno fatto più danni all’Italia. Si veste come una fuorisede della Luiss e ha messo in panchina un santo, un simbolo, un Papa mancato”.
Una standing ovation spontanea ha salutato le sue parole: il popolo romanista aveva trovato il suo araldo.
Battute velenose e applausi a metà
Non tutti, però, hanno avuto lo stesso tatto. Beatrice Arnera ha ricordato il viaggio di Totti in Russia, durante la guerra in Ucraina, ironizzando: “Che devo dire? Che gli piace la fica? È andato in Russia per lavoro, mica per politica”.
Totti, visibilmente contrariato, ha ribattuto: “A chi li hanno dati?” — riferendosi ai compensi.
La risposta della Arnera, secca: “A me se me pagano vado pure a Berlino nel ’44 a fa’ n’evento”.
La risata del pubblico è arrivata, ma forzata. Il tono della serata oscillava tra il cabaret e il tribunale.
Totti non ride più
Sul palco, Totti ha tentato di giocare la parte del duro, ma la maschera da “santo Capitano” è caduta.
Durante la replica finale, ha provato a riprendersi la scena, ma il fastidio restava evidente. “So’ venuto qui pe’ ride, non pe’ senti’ ste cose”, ha detto con un sorriso tirato.
Il pubblico, diviso, ha applaudito.
E Prime Video ha ottenuto esattamente ciò che voleva: uno show esplosivo, un Totti imperfetto, umano, vulnerabile.
Il mito sotto processo
Alla fine, più che un roast, “Roast in Peace” si è trasformato in un processo mediatico al mito Totti.
Un Capitano che non gioca più, ma che continua a catalizzare amori e rancori, rispetto e scherno.
Nell’arena televisiva di Prime, la leggenda romanista si è mostrata per ciò che è oggi: un uomo diviso tra passato glorioso e presente mediatico, tra il peso di un nome e la fragilità di chi non può più difendersi col pallone.
E anche se il “roast” doveva far ridere, alla fine ha lasciato un retrogusto amaro.
Perché ridere del mito è facile. Guardarlo negli occhi, mentre non ride più, è un’altra storia.