Fregene, stangata per lo stabilimento vip: Comune impone la maxi concessione extra da 23mila €

Fregene, stangata per lo stabilimento vip: Comune impone la maxi concessione extra da 23mila €. È una vera e propria stangata quella che colpisce uno storico e rinomato stabilimento balneare attivo sull’area di costa di Fregene, una tra i più frequentati dell’intera costa laziale. Con una sentenza dei giorni scorsi, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha rigettato il ricorso proposto dalla società Q.M. S.r.l., titolare della concessione demaniale marittima n. 17/2002, per l’utilizzo dello stabilimento situato sul Lungomare di Levante.
Il Comune di Fiumicino aveva intimato alla società, l’8 settembre 2020, il pagamento di un canone di 23.390,51 euro. Il provvedimento era stato formalizzato con un “Ordine di Introito”, notificato tramite PEC il 13 ottobre 2020. Una decisione del tutto analoga era stata già confermata dal Tribunale, per un altro stabilimento, nei giorni scorsi.

Fregene, la linea difensiva dello stabilimento: sconti da pandemia Covid? Respinto
La società concessionaria aveva contestato il provvedimento amministrativo del Comune sollevando una serie di argomentazioni. Tra le principali, la mancata riduzione del 50% del canone prevista per eventi di “eccezionale gravità”. Invocando gli effetti dell’emergenza sanitaria da Covid-19, che nel 2020 aveva pesantemente limitato le attività stagionali. Secondo la ricorrente, tale condizione avrebbe dovuto attivare le disposizioni della legge 296/2006 e del regolamento regionale del Lazio n. 10/2014, nonché l’art. 45 del Codice della Navigazione, che consente la riduzione del canone in caso di ridotta disponibilità del bene.
Il verdetto: niente sconti per lo stabilimento di Fregene causa Covid
Ma il Tar ha detto no. I giudici hanno stabilito che la riduzione del canone demaniale può essere concessa solo in presenza di modifiche fisiche al bene concesso – come l’erosione dell’arenile – e non semplicemente per la ridotta redditività dell’attività a causa di eventi esterni come la pandemia.
Nessun automatismo, dunque, ma solo previa verifica tecnica da parte delle autorità marittime competenti. Inoltre, il legislatore – hanno ricordato i giudici – ha volutamente escluso l’estensione dei benefici ai concessionari colpiti dal Covid-19, scegliendo invece di introdurre altri strumenti di sostegno attraverso il decreto legge 104/2020.
Le pertinenze demaniali e il canone maggiorato
Altro nodo contestato riguardava il calcolo del canone: secondo la ricorrente, erano stati inclusi beni costruiti dal concessionario stesso e pertanto non di proprietà demaniale. Ma anche su questo punto il TAR ha respinto la tesi difensiva, evidenziando come l’atto di concessione preveda espressamente che tutte le opere “di difficile rimozione” ricadano nella proprietà statale, indipendentemente da chi le abbia realizzate. Nessuna riduzione dunque, ma anzi, piena legittimità della determinazione del canone.
Attività commerciale o servizi? Vince il fisco
Infine, la società aveva contestato anche l’utilizzo dei parametri OMI relativi alle attività commerciali piuttosto che quelli destinati al terziario, sostenendo che l’attività prevalente fosse di tipo servizio e non vendita. Ma anche qui il Tar ha confermato la correttezza dell’inquadramento effettuato dal Comune.
Gli stabilimenti balneari che ospitano bar e ristoranti vengono classificati – come da consolidata giurisprudenza – come attività a redditività commerciale. E con questa classificazione si giustifica l’applicazione dei canoni più elevati.
Una sentenza chiara e definitiva su Fregene
Con la decisione del 9 maggio 2025, il Tar del Lazio ha chiuso la partita: il ricorso è stato respinto in toto. I giudici hanno ritenuto infondate tutte le censure, confermando la piena legittimità dell’operato del Comune di Fiumicino e delle autorità demaniali.
Nessuna riduzione del canone, nessun errore nei criteri di calcolo, nessuna violazione di legge. Le spese di lite sono state compensate, ma la società dovrà comunque versare l’intero importo richiesto: 23.390,51 euro per il solo anno 2020. Una cifra che pesa, soprattutto se si considera che casi simili potrebbero riemergere per altri concessionari lungo il litorale.
Fregene sotto pressione
La vicenda apre uno squarcio su una questione tutt’altro che secondaria: il regime delle concessioni demaniali e la loro equità economica. In un contesto in cui il valore delle aree costiere è elevato e le rendite potenziali altrettanto, i canoni richiesti ai concessionari tornano sotto la lente.
La sentenza del Tar rappresenta un precedente significativo, destinato a far discutere non solo gli operatori del settore balneare, ma anche i cittadini e le istituzioni locali. In ballo c’è l’uso – e il costo – del patrimonio pubblico.