Funerali di Alessia Augello: arriva la ricostruzione del parroco e del Vicariato di Roma

funerali Alessia Augello

Infuria la polemica dopo i funerali di Alessia “Tungsty” Augello, la militante di Forza Nuova, morta di trombosi a soli 44 anni, il 7 gennaio scorso per complicazioni sopraggiunte dopo un intervento chirurgico. La bara ricoperta da un drappo rosso con na svastica all’uscita della parrocchia di Santa Lucia, in Prati, ha scatenato una ridda di reazioni. Così come il “presente” effettuato da alcuni partecipanti alla messa, sul sagrato della chiesa.  Sulla vicenda, secondo l’Ansa, la Digos ha avviato un’indagine. In queste ore, parroco e Vicariato hanno preso posizione. Ecco la nota ufficiale del Vicariato di Roma sui funerali di Alessia Augello.

Funerali di Alessia Augello: il Vicariato prende le distanze

«Il Vicariato di Roma deplora con fermezza quanto accaduto ieri, davanti alla parrocchia di Santa Lucia, alla totale insaputa del parroco don ALESSANDRO ZENOBBI e di tutto il clero parrocchiale, al termine della celebrazione di un funerale, avvenuta senza alcun segno o manifestazione che facesse presagire ciò che è accaduto subito dopo. Il giorno lunedì 10 gennaio alle ore 14.30, infatti, nella parrocchia di Santa Lucia (via omonima, nei pressi di piazzale Clodio) è stato celebrato un rito delle esequie; alla fine, all’esterno della chiesa parrocchiale, un gruppo di persone ha coperto la bara con una bandiera con la svastica nazista – simbolo orrendo inconciliabile con il cristianesimo – e intonato grida e compiuto gesti riconducibili a tale ideologia estremista. La strumentalizzazione ideologica e violenta, ancor più quella che segue un atto di culto e in prossimità di un luogo sacro, per la comunità ecclesiale di Roma e per tutti gli uomini di buona volontà della nostra città rimane grave, offensivo e inaccettabile. Nello stesso pomeriggio di ieri è arrivata la presa di distanza da parte della parrocchia, che il Vicariato di Roma conferma. «Quanto si è verificato all’esterno della chiesa – scrive don ZENOBBI – è avvenuto senza nessuna autorizzazione né del parroco né del sacerdote celebrante, entrambi all’oscuro di quanto stava per accadere. A tale proposito intendiamo esprimere la nostra profonda tristezza, delusione e disappunto per quanto si è verificato prendendo le distanze da ogni parola, gesto e simbolo utilizzati all’esterno della chiesa, riconducibili a ideologie estremiste lontane dal messaggio del Vangelo di Cristo». La diocesi di Roma, nelle sue tante componenti ecclesiali, lavora da tempo con dedizione per formare, educare e così disattivare ogni meccanismo di odio, di contrapposizione, di tentazione violenta ideologica e discriminatoria. Assicuriamo l’impegno della nostra comunità cristiana nella preghiera per l’anima della defunta e nella vicinanza ai suoi familiari, che vivono il dolore del distacco terreno».