Furti in Vaticano: a processo un insospettabile primario del San Camillo

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Oggi nel Tribunale vaticano ha avuto inizio un processo tanto singolare quanto soprendente. Un uomo è accusato di avere commesso tre furti di capi di abbigliamento dai magazzini del Governatorato. Grande la sorpresa, nel sapere dall’Agenzia Sir, che l’imputato è un insospettabile primario del San Camillo di Roma

Primario del San Camillo sposato con un primario del Bambin Gesù

Nel primo furto, a ottobre, è stato rubato un capo di abbigliamento. Nel secondo furto, a novembre, ne sono stati rubati due. I furti sono stati confessati dall’imputato – per il quale il legale dell’imputato, Angelo Coccia, ha chiesto una perizia psichiatrica. E ciò sulla base di una perizia già effettuata il 12 novembre scorso. L’avvocato Coccia ha contestato il fatto che i furti siano avvenuti in una situazione psicologica particolare.

In effetti, niente potrebbe giustificare logicamente il furto. L’avvocato ha spiegato infatti che l’imputato è dirigente medico presso l’Ospedale San Camillo, ha un reddito di circa 100mila euro. Mentre la moglie è dirigente medico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.

La difesa: “Ha rubato perché stressato dai turni in terapia intensiva”

La situazione familiare, ha quindi dichiarato il difensore, “fa sorgere dubbi sulla situazione” in  cui sono avvenuti furti. Perché “non c’è logica. A meno che non ci siano stati condizionamenti dovuti allo stress che abbia diminuito la capacità di intendere e di volere dell’imputato”.

In particolare, l’avvocato ha spiegato che quando è avvenuto uno dei furti il dottore veniva da un turno di guardia presso il Reparto di Terapia intensiva del San Camillo. La perizia effettuata avrebbe confermato un quadro critico che dimostrerebbe che “l’attività è stata posta in essere senza intenzionalità o capacità di comprensione”. Per questo l’avvocato ha chiesto “la non imputabilità” dell’accusato e domandato la nomina di un perito e di un perito di parte.

Il presidente del Tribunale Pignatone ha concluso che la corte si riserva di decidere sia sull’eventuale perizia sia sull’ammissione di eventuali testi nella prossima udienza, fissata al 23 giugno.

La perizia psichiatrica, però, lascia intendere che il primario non sia in grado di visitare, curare o effettuare diagnosi. Chissà se gli atti di questo processo finiranno anche ai dirigenti del San Camillo e della Asl competente.