Gioco d’azzardo, stretta nel Lazio: il Tar boccia i ricorsi delle sale bingo e “salva” le regole anti-ludopatia


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Due decisioni del Tar del Lazio mettono un punto fermo su una partita che da anni divide istituzioni, imprese e comunità locali: la regolazione del gioco d’azzardo per prevenire la dipendenza. I giudici amministrativi hanno respinto i ricorsi presentati da Hbg Entertainment e Allstar, società che gestiscono sale bingo e apparecchi da gioco, confermando la legittimità della circolare con cui la Regione Lazio, a inizio 2023, ha chiarito come applicare nuove misure contro il gioco d’azzardo patologico.

Le regole nel mirino: meno “giocate lampo”, più pause

Il cuore del provvedimento regionale è semplice, ma impatta direttamente su tempi e abitudini di gioco. La circolare prevede che le giocate non possano essere più frequenti di una ogni 30 secondi. Inoltre impone una pausa obbligatoria di 5 minuti ogni 30 minuti di gioco continuo. E aggiunge un ulteriore tassello: nelle sale da gioco è vietato fumare anche quando siano presenti impianti di aerazione funzionanti. Misure organizzative, insomma, pensate per rallentare la dinamica compulsiva.

Lo scontro di poteri: salute contro “ordine pubblico”

Le aziende ricorrenti hanno contestato l’intervento della Regione sostenendo che si tratti di un’invasione di campo: a loro giudizio, quelle prescrizioni toccherebbero la competenza esclusiva dello Stato in materia di “ordine pubblico e sicurezza”. È una linea di difesa che, sul piano politico, parla a un mondo economico che teme norme “a macchia di leopardo” e vincoli regionali non omogenei. Ma il Tar non ha seguito questa impostazione, riportando la disputa sul terreno della sanità pubblica.

Il Tar: lo Stato cura la tecnica, la Regione tutela la salute

Nelle sentenze, i giudici ricordano che la definizione delle caratteristiche tecniche degli apparecchi spetta allo Stato. Tuttavia, spiegano, le Regioni possono intervenire per contrastare la ludopatia nell’ambito della competenza sulla “tutela della salute”. È un passaggio politicamente decisivo: non si tratta di riscrivere le regole industriali delle macchine, ma di imporre comportamenti e organizzazione agli operatori per rendere il gioco meno aggressivo, più controllabile, più “responsabile”.

Un obbligo “comportamentale” per i gestori

Il Tar qualifica rallentamento e pause come un obbligo comportamentale per il gestore: promuovere un gioco responsabile. In quest’ottica, l’interruzione forzata e il ritmo più lento diventano strumenti di prevenzione, insieme a richiami e messaggi che possono accompagnare l’esperienza di gioco e ridurre l’automatismo. Non è un dettaglio: significa che la prevenzione della dipendenza non viene delegata soltanto alla responsabilità individuale, ma entra nell’architettura stessa dell’offerta, con effetti pratici immediati su sale e apparecchi.

La posta in gioco: modello Lazio e messaggio politico

La decisione del Tar rafforza la linea della Regione Lazio: la salute può orientare regole stringenti anche quando l’azzardo è un settore economicamente rilevante. Il messaggio politico è netto: tra libertà d’impresa e protezione delle fragilità, il bilanciamento può pendere verso misure preventive, senza aspettare che il problema esploda. E, soprattutto, chiarisce un principio destinato a pesare nel dibattito nazionale: le Regioni, quando agiscono per la tutela sanitaria, non sono comparse ma attori regolatori, capaci di fissare paletti concreti.