Giordano sbugiarda Conte e il suo San Giuseppi Hospital (video)


Inchiesta shock del giornalista Mario Giordano. Che fa le pulci al premier Giuseppe Conte. Sulla vicenda delle decine di migliaia di mascherine che sarebbero state ordinate e già in parte consegnate a Palazzo Chigi. La polemica si innesta su quello che è stato definito dalle opposizioni come il San Giuseppi Hospital. E che sarebbe un vero e proprio presidio sanitario.

Con tanto di migliaia di guanti monouso, gel igienizzante e bombole d’ossigeno che sarebbero stati acquistati per conto della stessa Presidenza del Consiglio. Mentre in Lombardia e nelle Regioni più colpite all’inizio dell’emergenza medici e infermieri lavoravano in corsia praticamente senza protezioni. Su tutta la vicenda delle forniture mediche e sanitarie per Conte e per i dipendenti di Palazzo Chigi ha presentato una interrogazione urgente il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati Francesco Lollobrigida. Alla quale però il premier non ha risposto direttamente. Mandando in Aula il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico d’Inca’. Che ha difeso Conte e il governo, parlando di un quantitativo di materiale decisamente modesto.

Giordano e l’inchiesta shock. 14.000 mascherine per Palazzo Chigi anche da Veneto e Lombardia

E’ esplosa la polemica su quello che in molti hanno definito il San Giuseppi Hospital. Ovvero il presidio sanitario che il premier Conte avrebbe istituito all’interno della stessa Presidenza del Consiglio. Con decine di migliaia di mascherine facciali, bombole di ossigeno, gel igienizzante e guanti monouso. Il tutto mentre in Italia non si trovava una mascherina e una boccetta di disinfettante neanche a piangere. E spesso nemmeno per i medici in corsia, almeno all’inizio dell’emergenza.

Le accuse contro il premier hanno portato le opposizioni a presentare interrogazioni urgenti su tutta la vicenda. Alle quali ha risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Inca’ che ha minimizzato e giustificato l’accaduto. D’Inca’ ha assicurato che non esiste alcun ospedale a Palazzo Chigi e che la fornitura di materiale sanitario sarebbe assolutamente modesta. In linea con le direttive stabilite per tutta la Pubblica amministrazione. Ma non ha smentito i numeri. Ammettendo che sarebbero stati consegnati 30 mila guanti monouso e 11.600 mascherine chirurgiche. Tutte acquistate dopo il 25 febbraio. E che ulteriori 32.400 mascherine chirurgiche dovrebbero essere in consegna sempre per Palazzo Chigi per la fine di maggio.

Risposte che sono state giudicate insufficienti. Ma ora il giornalista Mario Giordano mette la ciliegina sulla torta. Sulle date di acquisto e la provenienza di quelle mascherine. E riaccende la polemica.

https://www.secoloditalia.it/2020/04/40mila-mascherine-e-1250-litri-di-gel-per-palazzo-chigi-per-il-governo-le-scorte-di-conte-sono-pure-troppo-scarse/

4200 mascherine da Scorze’ in Veneto. E altre 10000 da Calcinate vicino a Bergamo. Mario Giordano accusa Conte, le ha ordinate con i medici a mani nude in corsia

Mario Giordano nella sua trasmissione Fuori dal Coro prova a dare i numeri. Quelli veri però, relativi alla fornitura di mascherine per Palazzo Chigi. E sventola un ordine partito proprio il 26 febbraio, per un totale di 14.200 dispositivi di protezione facciale. La cosa incredibile è che la commessa sarebbe stata proprio indirizzata ad aziende venete e del bergamasco. Con il virus che da quelle parti già picchiava duro. E i medici che lanciavano il grido di allarme dalle corsie.

Dove la gente moriva a grappoli e mancavano drammaticamente i dispositivi di protezione individuale. Perché qui il punto non sta nel decidere se a Palazzo Chigi debbano o meno lavorare in sicurezza. Ma nel capire se qualcuno abbia deciso per delle priorità diverse da quelle che l’emergenza sul territorio in quel momento richiedeva.

Sarebbe gravissimo, non per questioni di diritto o di esatta osservanza delle circolari e delle leggi. Ma per il rispetto e la dignità che meritano tutti gli Italiani. In una Repubblica dove nessuno dovrebbe essere un po’ più uguale degli altri.