Giorgia Meloni ricorda il sangue versato. E gli sciacalli tornano sulla rete

Cecchin

Mi ha molto colpito il post che Giorgia Meloni ha dedicato ieri a Francesco Cecchin, nel 41mo anniversario dell’assassinio. Lo ha fatto dalla sua pagina Facebook in nome di un ragazzo missino che lei ovviamente ricorda solo di nome: Giorgia aveva due anni. Lei, nata nel 1977, lui, ucciso nel 1979.

Ma se hai radici solide, quella del martirologio missino, soprattutto a Roma, è storia che non si dimentica e si onora finché campiamo. Se vogliamo restare degni di quel sacrificio.

Il post della Meloni e l’odio degli sciacalli

”Oggi ricorre l’anniversario della morte di Francesco Cecchin, giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso dalla sinistra antagonista perchè riconosciuto come nemico da abbattere”, ha scritto ieri la Meloni. “Non smetteremo mai di ricordare chi è morto col sogno di un’Italia migliore nel cuore. Ciao Francesco. Tornerà la primavera e sarà anche per te”.

Perdonate la forma personale, ma quel post della presidente di Fratelli d’Italia mi ha emozionato. Perché non tutti hanno memoria. Soprattutto di quei militanti coraggiosi che davvero lottavano per un ideale. Conobbi Francesco Cecchin, era più piccolo di me di un paio di anni, in quel periodo tormentato ci si conosceva quasi tutti. E tutti fummo sconvolti da quell’omicidio brutale, che persino Wikipedia ricorda come impunito…

Fu assassinato dall’odio rosso, Francesco, ma chissà quanti ne ricordano la morte violenta. Ma quell’odio rimane ancora, perché proprio quel post della Meloni è bastato ai professionisti del veleno da tastiera per insultare la memoria di un martire come Cecchin.

Pena per chi insulta un ragazzo puro e fiero

Proviamo pena e vergogna nel leggere quanto sono stati capaci di vomitare, quegli sciacalli.

Meloni sciacalli

E ti chiedi, ben 41 anni dopo, perché ci debba essere ancora tanta violenza – per ora verbale – persino di fronte ad un giovane che amava semplicemente le sue idee. Tornano a galla quelli che allora professavano che “uccidere un fascista non è reato”, e per Cecchin andò proprio così.

Ma gli sciacalli che sono andati a sporcare il ricordo di Giorgia Meloni nei riguardi di un ragazzo puro e fiero, non hanno vinto. Perché la memoria di Francesco Cecchin resiste nei decenni, mentre di questi farabutti che sputano sul sangue versato non resterà traccia nemmeno il giorno dopo la scomparsa. Quella loro.

Purtroppo, ci tocca vivere il tempo in cui l’odio contro una comunità viene propagandato ogni giorno persino dalle istituzioni. Basta ascoltare o leggere quello che esce fuori quotidianamente dalla testa di Virginia Raggi. Da lei neanche una parola di pietà di fronte alla barbarie sulla rete. Ma se non hai coscienza, non puoi inchinarti alla memoria di chi ha pagato con la vita la fede nelle proprie idee. Che ne può sapere una come la Raggi. Per questo diciamo grazie a Giorgia Meloni, per aver ricordato quel ragazzo a cui volevamo bene.