A Conte gli stanno già seppellendo il partito. I “suoi”

Conte partito

Da quando non conta più nulla, a Giuseppe Conte stanno seppellendo il partito. L’ex premier dice una cosa e trova immediatamente chi lo contesta e lo contrasta. Ormai è un uomo solo.

Sulla Rai, ad esempio, sta facendo una figuraccia incredibile dopo aver minacciato il finimondo per essere stato escluso dalla lottizzazione. Pretendeva il primo telegiornale, Draghi ha fatto marameo al “partito di Conte”. Che probabilmente non è ancora suo se pure Beppe Grillo arriva a sbeffeggiare Giuseppi bollandolo come l’uomo dei penultimatum…

Il partito di Conte si mena da solo

Mica solo il guru, però, che ci starebbe pure a sopportarne i rimbrotti. Manco è la prima volta. Il problema è rappresentato pure da quelli che, irriconoscenti, gli hanno fatto pure da ministri nei suoi governi opposti, dalla Lega al Pd. Basti pensare al sarcasmo di Vincenzo Spadafora e di Lucia Azzolina, che proprio non sopportano il diktat sulla Rai. Come a dirgli: se non sei capace, ora non puoi pretendere che rinunciamo noi ad andare in tv.

Ma la sorpresa è Virginia Raggi, che ha deciso di mettersi a fare politica nazionale, come avevamo previsto prima della sua sconfitta nella Capitale. Come tutti i pentastellati, l’ex sindaca assicura di voler bene a Conte per poi trafiggerlo senza pietà: perché significa volergli male chiedendogli di “aprire” a Di Battista e alla Lezzi. Loro hanno sbattuto la porta in faccia al Movimento per il sì al governo Draghi, che esempio daremmo agli altri, si chiede Conte che pure considera l’attuale premier un usurpatore.

I Cinquestelle litigano su tutto

Quell’altra, Paola Taverna, invece ogni giorno dice quello che le conviene – ovvero il nulla – e comunque mai riesce ad accontentare Conte che pure l’ha promossa nei suoi cinque vicepresidenti (un’enormità per qualunque partito). Anzi, è riuscita a creare un buon casino per la nomina del relatore alla manovra di bilancio dell’esecutivo. I Cinquestelle o hanno voluto pure quello: non gli bastano il presidente della commissione e la viceministra Castelli. Ma dove andranno…

Ma la coltellata più evidente – che rischia di sfasciare tutto – arriva dal Fatto Quotidiano. Marco Travaglio monta un nuovo scontro sul caso Uggetti, l’ex sindaco del Pd a Lodi, che fu incarcerato e poi assolto per una storia di mazzette. Di Maio si scusò “a nome del Movimento” e Travaglio gliela fa pagare ogni giorno. Pd addio, pare di capire. Il partito di Conte va sempre più giù.