Gli ex soci della “29 giugno”, la coop di Buzzi: “Non accostateci alla Karibù e i loro metodi”

salvatore buzzi

Di fronte agli scandali delle cooperative degli immigrati, persino la cooperativa di Buzzi, la “29 giugno”, prende le distanze. “Sebbene il nostro presidente Salvatore Buzzi sia stato condannato nell’inchiesta cosiddetta Mafia Capitale, nel corso delle indagini non è emersa nessuna irregolarità nella esecuzione dei lavori appaltati. E meno che mai in merito allo svolgimento dei servizi nei centri di accoglienza, gestiti con professionalità qualificate, con fornitura di cibo adeguato. E con la corresponsione alle persone accolte di quanto previsto dal contratto ivi compresi i corsi di alfabetizzazione. Nulla a che vedere con gli ambienti malsani, con la scarsità di cibo, con la mancanza di operatori contestati alla cooperativa Karibù”.

“La 29 giugno era una cooperativa sociale vera”

Lo sottolineano in una nota gli ex soci della Cooperativa 29 Giugno. In merito alle notizie sulle cooperative gestite dalla suocera del deputato Aboubakar Soumahoro e “all’equiparazione fatta dai media con la Cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi”. “La Cooperativa 29 Giugno era una cooperativa sociale vera. Era una comunità nella quale si praticava l’integrazione. Occupava 500 soci e 1300 dipendenti che ricevevano regolarmente gli stipendi, applicava contratti collettivi che garantivano la 14 mensilità. Poi, riconosceva ai soci lavoratori il ristorno degli utili pari a una quindicesima mensilità. E poi donava buoni pasto del valore di 100 euro a ogni compleanno dei soci – proseguono gli ex soci della Cooperativa.

La cooperativa 29 giugno troppo spesso infangata

La Cooperativa 29 Giugno rispettava tutti i requisiti mutualistici ed i lavori acquisiti mediante corruzione hanno inciso per meno del 5% sul fatturato aggregato del gruppo. Rispetto alla corruzione Buzzi si è assunto tutte le responsabilità e non sono comunque emersi favori nella esecuzione dei servizi. Servizi sempre svolti nella interezza e nel rispetto del contratto anche con riconoscimenti di encomio”. “L’immagine della Cooperativa 29 Giugno continua oggi, a distanza di 8 anni, a essere deturpata dalla celebre frase ‘la droga rende meno degli immigrati’. La quale, pur non finalizzata alla assunzione di prove, abilmente estrapolata e manipolata, è stata divulgata dalla Procura di Roma allo scopo di affossare le politiche di accoglienza che la 29 Giugno portava realmente avanti. Tutto ciò col silenzio colpevole di tanti!”.

Nessuna contestazione a Buzzi per il trattamento degli immigrati

“Ebbene, si trattava di una intercettazione ambientale, nel corso della quale Buzzi discuteva animatamente con la sua compagna del tempo. Con linguaggio iperbolico faceva quell’affermazione. Priva di riscontro probatorio, tanto che nessuna imputazione di reato contestata a Buzzi per la gestione dei centri di accoglienza in favore delle persone immigrate – concludono -. Riteniamo strumentale che, oggi a distanza di tanti anni, si debba ancora assistere all’utilizzo di questa intercettazione da parte di interlocutori e politici che non l’hanno letta nella sua interezza. In caso contrario non la utilizzerebbero. Ma la usano per fare propaganda e per infangare la Cooperativa 29 Giugno e di Buzzi che tanta integrazione ha realizzato fino allo scoppio dell’indagine. Poi con la gestione degli amministratori giudiziari è arrivata la liquidazione”.