Gli storici Baldoni e Magliaro: “Togliere la Fiamma? Polemica pretestuosa, rappresenta i combattenti”

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In politica i simboli contano, tanto che a cent’anni dalla Marcia su Roma la fiamma che brucia nel simbolo di Fratelli d’Italia, accusata dai partiti di centrosinistra di essere quella che arde sulla tomba di Mussolini, infiamma la campagna elettorale. “E’ un problema oggettivo”, afferma Enrico Letta. “La Meloni mi pare ha preso le distanze dal fascismo. Ma sarebbe meglio toglierla”, ribatte il leader di Azione Calenda. Liquida in un colpo solo le polemiche uno dei massimi esperti della storia della destra, Adalberto Baldoni, secondo cui la fiamma contenuta nel simbolo Fdi non ha nulla a che vedere con la tomba di Mussolini a Predappio. “C’è malafede. Il Movimento sociale, fondato il 26 dicembre 1946, ebbe infatti come simbolo la fiamma tricolore dal settembre 1947, poco prima delle elezioni comunali di Caserta e di Roma”.

La fiamma divenne simbolo del Msi solo nel settembre 1947

Mentre la salma di Benito Mussolini, ritrovata tra il 22 e il 23 aprile 1946 nel cimitero milanese di Musocco, al campo 16, solo il 31 agosto del 1957 a seguito delle richieste per la tumulazione della vedova, Rachele Guidi, fu trasferita nella tomba di famiglia a Predappio per decisione dell’allora presidente del Consiglio, Adone Zoli. Baldoni ricorda infatti che “dopo il ritrovamento, avvenuto grazie a Domenico Leccisi che localizzò la fossa in cui era seppellito il Duce seguendo le indicazioni di un soldato tedesco, le ossa di Mussolini furono infatti portate nella villa di Mauro Rana a Madesimo. E poi nascoste il 25 agosto 1946 presso il convento dei frati cappuccini di Cerro Maggiore, dove rimasero fino al 30 agosto 1957”.

Le date dimostrano che la fiamma non è legata a Mussolini

Le date fanno dunque decadere qualsiasi ipotesi di una consequenzialità fra la fiamma ardente sulla tomba di Predappio e quella nel simbolo del Msi. “E’ tutto documentato anche dai giornali dell’epoca, a partire dal Corriere della Sera, quindi è pretestuoso parlare di un legame tra l’origine del simbolo e Mussolini”. “Il simbolo della fiamma fu partorito nel 1947 su suggerimento di un mutilato della seconda guerra mondiale, non un combattente della repubblica di Salò, a Giorgio Almirante. Lo incontrò nella sede centrale dell’Msi a corso Vittorio nei giorni in cui si parlava della necessità di dotare il partito di un simbolo. Almirante raccolse l’idea e incaricò del bozzetto un disegnatore, Emilio Maria Avitabile. Nacque così la fiamma tricolore, conservata dalla Meloni in continuità storica con l’Msi, partito votato in Parlamento”.

Perché questa storia esce fuori solo adesso?

“Non riesco a capire – conclude lo storico – perché queste fantasie emergano solo adesso e non nel 2012 alla nascita di Fdi, fondato da Crosetto, Meloni e La Russa che è stato oltre a uno degli esponenti del Movimento sociale anche ministro della Difesa della Repubblica. Come mai non è stata tirata questa storia del simbolo allora? E’ solo una propaganda elettorale Non hanno più armi. Parlino dei programmi. Perché si attaccano al fascismo?”.

Magliaro: polemica strumentale e inventata

Interviene anche il giornalista e scrittore Massimo Magliato. “La fiamma tricolore non ha nulla a che fare con Mussolini. E’ una polemica strumentale e inventata. Un non senso totale storico, culturale ed estetico. Tutti i partiti hanno un simbolo, anche quelli costituiti mezz’ora fa. E Calenda, che invece non lo ha e afferma che la fiamma vada rimossa, non mi interessa”. Così all’Adnkronos Massimo Magliaro, già direttore di Rai International ed ex braccio destro di Giorgio Almirante. Al “problema oggettivo” individuato da Enrico Letta nella fiamma di Fdi controbatte: “Il problema sono le idee e i valori di riferimento e ispirazione: Letta deve dirci se si rifà allo scudo crociato o alla falce e martello”, simboli di partito storici e meritevoli di rispetto.

La fiamma è un simbolo della Grande Guerra

“La fiamma del Movimento sociale italiano nasce da una idea di un ex combattente e poi disegnata dal pittore Emilio Maria Avitabile. Approvata dall’Msi pochi mesi dopo la nascita del partito il 26 dicembre del 1946, viene varata dalla direzione nazionale nel febbraio 1947, dunque non per commemorare la bara di Mussolini (a Predappio solo dal 31 agosto 1957 – ndr), o idiozie del genere. La fiamma – specifica Magliaro – è un simbolo combattentistico. Rappresentava gli arditi, (specialità dell’arma di fanteria del Regio esercito durante la prima guerra mondiale, poi ricostituita nella II guerra mondiale con l’attivazione del Reggimento arditi- ndr) che ora non esistono più”.

(di Roberta Lanzara per AdnKronos)