Green pass, per stranieri e migranti convertirlo è facilissimo. E la verifica è impossibile

Risalgono i contagi da coronavirus. E il governo pensa al green pass obbligatorio per gli ultra 50 enni. Mentre si litiga su come consumare un caffè al banco. O che certificato esibire dal parrucchiere o dall’estetista. Ma il sistema ad oggi presenta un grosso ‘buco’. Una falla che sembra impossibile da colmare. Infatti, non esiste una anagrafe vaccinale mondiale. E così, convertire una certificazione di avvenuta vaccinazione esibita da stranieri extra UE o da migranti, è relativamente facile. Infatti, basta esibire il q code che contiene tutti i dati. Di quando ci sia iniettati il siero. Dove, e di che tipologia sia. E poi è una questione di fiducia. Infatti le Asl non hanno nessun modo di fare ulteriori verifiche. E se i dati formali sono a posto, la conversione del green pass è obbligatoria. Succede ogni giorno, con centinaia di persone. Che arrivano da posti del mondo dove controllare ed eseguire un minimo di tracciamento è semplicemente impossibile.

Per convertire il green pass estero bastano venti minuti

Bastano circa 20 minuti per poter esibire il proprio Digital Covid Green Certificate. Qualunque straniero, proveniente da qualsiasi Paese europeo ed extraeuropeo può vedere convertito in Green Pass con l’immancabile codice QR il proprio pezzo di carta, senza complicazioni. E senza alcuna verifica della documentazione presentata. Dato  che non esiste un’anagrafe vaccinale internazionale. Anche per i vaccinati con Sputnik (o altri sieri non riconosciuti) dal novembre scorso, una circolare ministeriale ha dato il via libera, con la dose booster, all’ottenimento della carta verde.

Un’ipotesi fantascientifica, quella di un database globale. Come la definisce il dottor Filippo Gnolfo, direttore della Unità Operativa Salute Migranti ASL1. Perché  in molti Paesi extraeuropei non esiste neppure un’anagrafe. In sostanza, ci si deve fidare dell’autenticità della documentazione presentata. Mentre ovviamente, tutti gli Italiani sono in fila per la terza dose e i tamponi. Due pesi e due misure. Per una situazione difficile da accettare, e non priva di rischi da un punto di vista sanitario. Ma sembra che non si riesca a fare di più.