Gualtieri invita le aziende via mail al Rapporto su Roma, ma senza consenso: privacy violata?

Roma, Gualtieri presenta il Rapporto sulla Città 2025

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Dalle 17:00 del 7 novembre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri presenta dall’Auditorium Ennio Morricone il 4° “Rapporto alla Città2025 in diretta streaming. L’iniziativa nasce — secondo le intenzioni — per informare i cittadini su cosa è stato fatto e su cosa si farà. Fin qui, nulla di strano: rendicontare è doveroso. Ma il modo in cui l’evento è stato organizzato solleva più di un interrogativo sulla reale accessibilità e sulla trasparenza del processo. Se il destinatario è la cittadinanza, perché l’invito sembra aver viaggiato su canali poco pubblici e poco verificabili?

Inviti a pioggia alle aziende: chi ha fornito la lista?

Secondo numerose segnalazioni, gli inviti sono arrivati a imprese e interlocutori economici tramite email dal sapore “spammoso”. Il punto non è (solo) lo stile, ma la sostanza: quale mailing list è stata utilizzata? Da chi è stata fornita? E con quali basi giuridiche, anche sul fronte privacy e consenso? In un’epoca in cui i dati sono oro, il Campidoglio dovrebbe chiarire subito il perimetro: origine dei contatti, modalità di trattamento, finalità e tempi di conservazione. Trasparenza significa anche rendere pubblici i criteri di selezione dei destinatari.

Roma, nella mail inviata alle aziende, un link con accesso alla risposta all’invito: partecipo, non partecipo

(Roma, nella mail inviata alle aziende da comune di Roma, un link da cliccare con accesso alla risposta: partecipo, non partecipo)

I cittadini informati… dove? Il buco nella comunicazione mainstream

Chi ha provato a cercare un invito ufficiale su testate generaliste o locali — — non ha trovato traccia di inviti aperti alla cittadinanza. Può darsi che la comunicazione sia passata per canali istituzionali o social, ma il risultato percepito è un evento “per pochi”, non un momento civico realmente inclusivo. Se l’obiettivo è il dialogo con la città e i cittadini, l’informazione deve essere capillare e verificabile, non lasciataa inviti selettivi. Altrimenti, più che un rendiconto pubblico, appare un talk per ‘iniziati’.

Rapporto 2025 non pubblico: l’oste e il vino

La presentazione avviene mentre il Rapporto 2025 non risulta ancora disponibile integralmente. È legittimo chiedersi: su cosa, esattamente, i romani dovrebbero formarsi un’opinione durante lo streaming? Il precedente Rapporto 2024 era di fatto un’autovalutazione del Campidoglio su se stesso. Un esercizio utile, se accompagnato da indicatori terzi, benchmark, verifiche indipendenti e dati aperti consultabili. Senza questi correttivi, il rischio è la metafora dell’oste che giudica il proprio vino: tante “presunte meraviglie”, poche prove incrociate, ancor meno numeri contestualizzati.

Domande di pubblica utilità: quanto costa tutto questo?

La questione cruciale è economica: quanto costa redigere il Rapporto e organizzare la presentazione? Quali voci di spesa ricadono direttamente sul bilancio capitolino — quindi sui contribuenti? Redazione editoriale, grafica, traduzioni, speakeraggio, diretta streaming, location, service audio-video, sicurezza, ufficio stampa: ogni riga va dettagliata. È una richiesta minima in qualunque democrazia locale. Senza un prospetto con preventivi, affidamenti, CIG e determina dirigenziale, è impossibile distinguere tra legittima comunicazione istituzionale e propaganda a spese della collettività.

Accessibilità e partecipazione: lo streaming non basta

Uno streaming senza un vero canale di domande, senza tempi dedicati al contraddittorio e senza pubblicazione preventiva dei materiali limita la partecipazione a un ruolo passivo. L’evento utile ai cittadini dovrebbe prevedere: documento integrale online prima della diretta, moderato ma non filtrato, trascrizione e materiali scaricabili, sottotitoli e interpretariato, report finale con risposte alle domande rimaste inevase. Sono standard di trasparenza ormai diffusi e non opzionali per una Capitale europea.

Privacy, liste e appalti: cosa va chiarito subito

Tre atti sarebbero risolutivi: 1) pubblicare l’informativa privacy relativa agli inviti e la provenienza legale delle liste; 2) mettere online determina, CIG, capitoli di spesa e affidamenti con tempi e importi; 3) rilasciare il Rapporto (2025) con allegati tecnici, dataset aperti e fonte dei dati. Nessun costo aggiuntivo, solo buona amministrazione. In mancanza, l’ombra della comunicazione di parte resterà, con un danno reputazionale che ricade su tutta l’istituzione.

I romani pagano servizi scadenti: perché pagare anche lo spot?

I cittadini, del resto, contribuiscono ogni giorno a un bilancio gravato da trasporti in sofferenza, rifiuti cronici, buche e manutenzioni rimandate. Davanti a questo quadro, la soglia di tolleranza per spese comunicative opache si abbassa. Se la presentazione è una passerella, se ne faccia carico chi la promuove. Se è un servizio alla città, allora si lavori come tale: con numeri, metriche, audit indipendenti e verifiche ex post. Il resto è marketing — e il marketing non è un servizio essenziale.

Trasparenza subito, nono solo rumore

Il “Rapporto alla Città” può essere un’occasione preziosa, ma solo se accompagnato da documenti, costi e dati alla luce del sole. I romani non chiedono slogan: chiedono fatti verificabili, regole chiare e conti pubblici leggibili. Pubblicare subito spese, contratti e dataset non è un favore: è un dovere. Altrimenti quella di oggi resterà una diretta ben confezionata — e la città, ancora una volta, senza risposte.

Roma, Gualtieri presenta il Rapporto sulla Città 2025
Roma, Gualtieri presenta il Rapporto sulla Città 2025