“Guido il bus vicino al campo rom e non so se la sera tornerò a casa sano e salvo”: la lettera choc degli autisti Atac. Ma il Consiglio Municipale boccia la mozione

bus Atac vetro

Sassaiole, aggressioni. E quando va bene sputi o insulti. Il deposito Atac della Magliana è diventato da tempo un simbolo di insicurezza, tensione e promesse disattese. Ma ieri, durante il Consiglio straordinario sul deposito Atac alla Magliana del Municipio Roma XI, è andato in scena l’ennesimo paradosso italico. In aula è stata letta una lettera scritta da un autista che ogni giorno attraversa Via Candoni tra vandalismiaggressioni. Tutti comprensivi verso i lavoratori. Ma, nei fatti, l’atto del centrodestra che chiedeva interventi urgenti è stato bocciato dal centrosinistra, scatenando un’ondata di polemiche.

“Decisione faziosa su un atto che mette al centro la sicurezza dei  lavoratori entrando nel merito”, ha tuonato Marco Palma, vice presidente del Consiglio Municipio Roma XI, nel corso del consiglio.

La lettera dell’autista Atac

“Ogni mattina, quando salgo sul mio autobus alla rimessa di via Candoni, non so mai se tornerò a casa sano e salvo. Non è una frase fatta, né un’esagerazione. È la realtà quotidiana che io e i miei colleghi viviamo da troppo tempo, tra sassaiole, aggressioni verbali e fisiche, atti di vandalismo e un silenzio assordante da parte delle istituzioni”. A parlare è un autista Atac. La sua disperazione trasuda da ogni parola. Non ce la fa più. E chiede aiuto, scrivendo tutto il suo disagio in una lettera che ieri mattina è stata letta da Marco Palma. 

“Negli ultimi mesi la situazione è precipitata. I nostri mezzi – prosegue l’autista – vengono presi di mira con una frequenza allarmante: vetri infranti da pietre lanciate da sconosciuti, carrozzerie danneggiate, e in alcuni casi, passeggeri terrorizzati. Ma il peggio è la sensazione costante di essere soli. Ogni volta che denunciamo, ogni volta che chiediamo maggiore sicurezza, ci sentiamo come voci nel deserto. Le promesse si susseguono, ma i fatti latitano”. Il conducente descrive come si sente. “Lavorare in queste condizioni significa convivere con l’ansia. Ogni fermata può diventare un potenziale pericolo. Ogni turno serale è un salto nel buio. Eppure, continuiamo a fare il nostro dovere, perché sappiamo quanto sia importante il nostro servizio per la città. Ma a quale prezzo?

Ci sentiamo abbandonati. Dove sono le istituzioni? Dove sono le forze dell’ordine quando servono davvero? Non chiediamo privilegi, chiediamo solo di poter lavorare in sicurezza, come ogni cittadino dovrebbe poter fare. Non vogliamo diventare l’ennesimo caso di cronaca nera, l’ennesimo nome su un trafiletto di giornale. La paura più grande è che prima o poi succeda qualcosa di irreparabile. Che un collega venga ferito gravemente, o peggio. E allora, forse, qualcuno si accorgerà di noi. Ma sarà troppo tardi. Noi autisti della rimessa di Magliana non vogliamo eroi, vogliamo protezione. Vogliamo che il nostro grido d’allarme venga ascoltato, prima che la paura si trasformi in tragedia”.

Il j’accuse di Palma: “Si parla di coraggio, ma qui si ignorano i lavoratori”

Ma nonostante le parole toccanti dell’autista, il centrosinistra ha respinto l’atto presentato dall’opposizione. Secondo il vicepresidente, il Consiglio, atteso da quasi tre anni, si è concluso con un solo documento approvato, quello del centrosinistra, giudicato “troppo generico e privo di risposte operative”. Palma non usa mezze misure: “Ho sentito parlare di coraggio, ma il vero coraggio è quello degli autisti che ogni notte escono dal deposito sperando nella buona sorte. Il centrosinistra ha preferito il “tatticismo politico” alle misure concrete sul tema sicurezza, non entrando nel merito dei riferimenti normativi né delle responsabilità dell’azienda.

Eppure proprio il giorno prima del consiglio sono sequestrati furgoni riconducibili a persone del campo rom di via Candoni, utilizzati per il trasporto di materiale pericoloso smaltito illegalmente. E poi c’è la questione infinita della cabina elettrica posizionata fuori dal deposito, in area occupata dal campo rom. Atac sostiene di aver avviato delle interlocuzioni, ma “dopo 20 anni appare riduttivo”, sostiene Palma. Stesso discorso per la strada di supporto necessaria a garantire un’uscita sicura dal deposito. “È area protetta”, rispondono i vertici Atac, ma per Palma è “una criticità superabile quando in gioco c’è la sicurezza”.

I dirigenti Atac, presenti al Consiglio, hanno parlato solo alla fine e in modo “stringato”, limitandosi a descrivere i dialoghi in corso con vari enti. Palma li ringrazia, ma avverte: “Ho ascoltato buona volontà, ma pochissime soluzioni operative“.