“Ha anche stuprato e ucciso una modella argentina”: depositate a piazzale Clodio le prove contro il colonnello Malatto

colonnello Malatto

Diecimila pagine tra sentenze e informative sono state depositate oggi in Procura a Roma dal direttore degli affari giuridici del governo argentino, Federico Efron, nell’ambito dell’inchiesta su Carlos Malatto, cittadino italiano e tenente colonnello dell’esercito di Buenos Aires, che attualmente vive in Sicilia, accusato di omicidio per la morte di otto persone nell’ambito del Piano Condor, la repressione delle giunte militari del Sudamerica contro gli oppositori politici attuata alla fine degli anni ’70. ”Il nostro obiettivo è processare gli autori di quei crimini in Argentina – ha detto Efron lasciando piazzale Clodio – ma è importantissimo che anche altri Paesi possano indagare su quanto avvenuto in quegli anni terribili”.

L’ex ufficiale avrebbe agito – secondo le accuse – nell’ambito del Piano Condor, l’azione delle giunte militari del Sudamerica contro gli oppositori politici messa in atto alla fine degli anni ’70. “Il nostro obiettivo è processare gli autori di quei crimini in Aregentina – ha detto Efron ai cronisti – ma è importantissimo che anche altri Paesi possano indagare su quanto avvenuto in quegli anni terribili”.

Malatto e la modella stuprata e uccisa

Tra le 8 vittime, attribuite a Malatto c’è anche la modella Marie Anne Erize, 24 anni, sequestrata nel 1976 da un gruppo di uomini per sparire per sempre nel nulla. L’autorità giudiziaria ha accertato che dopo il sequestro fu condotta in un centro di detenzione clandestino per prigionieri politici all’interno di un complesso sportivo di San Juan (La Marquesita), gestito dal Reggimento di Fanteria di Montagna (22 RIM) dell’esercito. Lì la giovane sarebbe stata torturata, stuprata e assassinata.

Alla fine della dittatura, Malatto si era dimesso dalle forze armate e aveva avviato alcune attività commerciali a Mendoza. Grazie al possesso di un passaporto italiano (era figlio di genitori liguri), l’ex militare era fuggito in Cile e successivamente in Italia, evitando il processo in cui saranno condannati i suoi commilitoni a San Juan. Dopo essere stato ospite a L’Aquila della Confraternita della Misericordia e successivamente a Genova della Parrocchia di San Giacomo Apostolo, Carlos Juan Malatto aveva fatto perdere le proprie tracce. Nell’estate 2017 era in Sicilia: l’ex militare aveva trovato domicilio in un appartamento di via santa Chiara a Calascibetta (Enna). Individuato da un periodico spagnolo, Malatto lasciava il piccolo comune per trasferirsi in un residence di Portorosa-Furnari, proprio come avevano fatto negli anni passati alcuni dei maggiori boss Cosa nostra