“Ha ospitato un migrante in cambio di favori sessuali”: denunciato il vescovo Lafont

Monsignor Emmanuel Lafont, vescovo emerito di Cayenne (Guyana francese) e’ stato condannato a fine ottobre dal Vaticano che gli ha interdetto ogni ministero. Lo scrive il quotidiano francese La Croix che sottolinea che sul versante della giustizia civile il presule e’ oggetto di un’istruttoria per tratta di essere umani aggravata, concorso in clandestinita’ e abuso di fiducia aggravato. La Cef, la Conferenza episcopale francese ha confermato all’Afp che al sacerdote “e’ vietato svolgere qualsiasi attivita’ pastorale, indossare le insegne episcopali (mitra etc), entrare in contatto con i suoi conoscenti della Guyana francese nonche’ con giovani emigrati”. La sentenza, pronunciata dal Dicastero per i vescovi prevede anche il domicilio coatto presso un monastero della Francia continentale.
L’inchiesta canonica era stata aperta nell’aprile 2021, a seguito, riferisce sempre la Cef, “di voci e accuse mosse contro di lui in relazione ad atteggiamenti inappropriati nei confronti di adulti”. E’ stata aperta anche un’inchiesta civile contro l’ecclesiastico. Il procuratore incaricato della Guyana francese, Yves Le Clair, ha confermato l’apertura di un’istruttoria nei confronti di monsignor Lafont per “tratta di esseri umani aggravata”, “assistenza alla residenza illegale” e “abuso di fiducia con aggravamento di circostanze” su un giovane immigrato di origine haitiana. Lafont e’ accusato di averlo ospitato nella casa episcopale in cambio di favori sessuali, secondo il magistrato, che ha pero’ precisato che “le indagini devono ancora essere svolte”.

Chi è il vescovo Emmanuel Lafont
Informata del decreto canonico contro il vescovo Emmanuel Lafont, l’Associazione per la verita’, la trasparenza e la moralizzazione della diocesi della Guyana ha “accolto con favore” le “sanzioni decise dal Vaticano”. “Senza pregiudizio dei fatti accertati di cui non siamo a conoscenza del contenuto, nel rispetto della legge, ci sembra importante avere un commosso pensiero per queste presunte vittime che ci hanno raccontato la loro sofferenza”, ha detto il suo presidente Patrick Luigi-Ferdinando. Questo gruppo di cattolici della Guyana – riferisce il sito di informazione vaticana Il Sismografo – si e’ formato alla fine del 2020, poche settimane dopo le dimissioni del vescovo Emmanuel Lafont, per cercare di “fare luce” sul “funzionamento opaco della diocesi di Cayenne”. L’inchiesta canonica – guidata da monsignor David Macaire, arcivescovo di Fort-de-France in Martinica e della provincia ecclesiastica che ha autorita’ sulla diocesi di Cayenne – era stata avviata dopo la pubblicazione di un’inchiesta di La Croix che, nell’aprile 2021, aveva rivelato il clima di fragilita’ e divisione nella diocesi della Guyana, scossa da due denunce presentate alla polizia di Cayenne rivolte contro il vescovo Emmanuel Lafont. Una per abuso della debolezza, presentata da un giovane richiedente asilo haitiano, e l’altra per molestie morali, presentata da un ex dipendente della diocesi.
Il richiedente asilo haitiano di 27 anni ha testimoniato davanti agli inquirenti di essere stato ospitato presso il vescovado in cambio di servizi sessuali resi al vescovo Lafont, allora vescovo di Cayenne. Secondo il quotidiano Marianne, che ha svolto le indagini nel settembre 2022, anche due dipendenti della diocesi hanno testimoniato di essere stati a conoscenza di rapporti sessuali tra Emmanuel Lafont e i giovani che ha accolto in vescovado. Fatti che il vescovo ha smentito categoricamente, anche durante il suo processo canonico, ammettendo solo “una mancanza di prudenza” quando ospitava giovani nel suo vescovado. Quando e’ arrivato in Guyana nel 2004, monsignor Lafont godeva di una solida reputazione, sostenuto dal prestigio del suo passato di tredici anni trascorsi in Sudafrica durante l’Apartheid. Il “sacerdote di Soweto” era stato accolto con fervore dai cattolici della diocesi. Nel 2019 il vescovo ha preso parte al Sinodo dell’Amazzonia a Roma e ha presieduto l’edizione francese dell’esortazione finale firmata da Papa Francesco Querida Amazonia