Hotel Richmond di Roma, il gioiello abbandonato davanti al Colosseo torna sul mercato: il Comune avvia il bando


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Nel cuore di Roma, a due passi dai Fori Imperiali e dal Colosseo, l’ex Hotel Richmond – immobile di proprietà comunale rimasto chiuso e degradato per anni – entra finalmente in una fase nuova: il Campidoglio ha avviato un bando pubblico per rimetterlo in funzione. L’obiettivo è riaprire la struttura ricettiva, ma con un progetto che non sia “solo turismo”: dentro dovranno trovare spazio anche iniziative culturali e sociali, con un’attenzione particolare al coinvolgimento dei giovani.

Il palazzo più “ricco” che non rendeva

La storia dell’Hotel Richmond è la fotografia di un problema romano che i cittadini conoscono fin troppo bene: il patrimonio pubblico in zone pregiate che, invece di produrre valore, resta bloccato, chiuso o impantanato nei passaggi amministrativi.

Il fantasma dell’“Affittopoli” e i canoni da saldo

Il Richmond non è solo un ex albergo. È diventato negli anni un simbolo, perché per molto tempo è finito dentro il racconto più grande degli affitti comunali “strani”, quelli che fanno infuriare i romani: locali e immobili pubblici in posizioni da sogno, concessi con canoni considerati troppo bassi rispetto al valore reale. Proprio per questo la sua vicenda ha fatto rumore: perché parlare di un palazzetto davanti ai Fori vuol dire parlare di soldi pubblici, di scelte politiche e di un tema che divide sempre: chi ha avuto vantaggi e chi invece paga tutto.

L’asta del 2016 e il nodo del contenzioso

A un certo punto, il Comune aveva provato anche a vendere l’immobile: nel 2016 finì in un’asta pubblica con una base d’asta sopra i 4 milioni di euro. Ma c’era un dettaglio che pesava come una pietra: l’edificio risultava occupato senza titolo e con contenzioso. Tradotto in parole semplici: una situazione ingarbugliata, che spesso spaventa chi vorrebbe investire e rallenta tutto. È anche così che passano gli anni: tra ricorsi, carte, tribunali e rimbalzi di responsabilità, mentre l’edificio si svuota e il quartiere convive con un altro portone chiuso.

La guerra politica sul degrado e le occasioni perse

Negli anni, la vicenda è diventata anche benzina per lo scontro politico. C’è chi ha accusato il Campidoglio di immobilismo e chi ha risposto che prima bisognava “riprendersi” l’immobile. Intanto, però, la percezione dei cittadini resta sempre la stessa: un luogo strategico, in una delle aree più visitate al mondo, ridotto a un pezzo di città fermo. E ogni volta che Roma si prepara a un grande appuntamento – dal rilancio turistico fino al Giubileo – quel portone chiuso diventa un promemoria: la Capitale non può permettersi buchi neri proprio nei punti più simbolici.

Cosa cambia davvero adesso (e perché interessa ai cittadini)

La partita vera, oggi, è questa: un immobile pubblico in una posizione impossibile da ignorare può tornare a produrre entrate per il Comune e, soprattutto, può rimettere vita in un pezzo di città. Il bando prevede una concessione fino a 30 anni e punta su qualità progettuale, sostenibilità, rispetto dei vincoli storici e funzioni “aperte” al territorio. In pratica: riaprirà come struttura ricettiva, ma dovrà anche offrire iniziative culturali e sociali. Se l’operazione andrà in porto, sarà un segnale politico forte: Roma può smettere di perdere pezzi del suo patrimonio migliore e trasformare un problema storico in un’opportunità concreta.