I dipendenti di Roma potranno andare in pensione a 70 anni: si inizia da gennaio 2025

Roma, la sede del municipio, in piazza del Campidoglio

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I dipendenti di Roma potranno andare in pensione a 70 anni. A partire dal gennaio 2025, i dipendenti pubblici di Roma avranno la possibilità di rimanere in servizio fino ai 70 anni, a determinate condizioni, segnando un’importante svolta nelle regole per l’accesso alla pensione. Questa misura è inclusa nella nuova legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, che introduce diverse novità per il settore pubblico e, in particolare, per i dipendenti capitolini.

I dipendenti del comune di Roma potranno andare in pensione dai 65 e fino ai 70 anni

Attualmente, l’età pensionabile per i dipendenti pubblici del Campidoglio è fissata a 65 anni, salvo raggiungimento di almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, una condizione comune per chi ha riscattato la laurea. Nel settore privato, invece, l’età è già equiparata a 67 anni. La riforma proposta nella manovra mira ad armonizzare le due soglie, portando anche i dipendenti pubblici a 67 anni come requisito standard. Tuttavia, è prevista una flessibilità per chi, avendo maturato tutti i contributi necessari, desidera anticipare l’uscita a 65 anni. In questi casi, potrebbe essere applicata una decurtazione sull’assegno pensionistico, ma i dettagli definitivi saranno chiariti solo con norme integrative.

Si inizia a partire da gennaio 2025

Un’altra novità significativa, delle novità che entreranno in vigore da gennaio 2025, riguarda appunto la possibilità di lavorare fino a 70 anni per coloro che, pur avendo raggiunto i 67 anni, non hanno maturato i 20 anni minimi di contributi necessari per la pensione ordinaria. Questi tre anni aggiuntivi serviranno esclusivamente a completare il ventennio richiesto, senza però estendere il periodo lavorativo a chi non può raggiungere tale soglia.

La normativa consente inoltre agli enti locali di trattenere fino al 10% dei dipendenti pensionabili, purché strategici per l’organizzazione. Questa misura, che richiede il consenso del lavoratore, è pensata anche per affiancare i nuovi assunti, facilitando il passaggio generazionale. È un’alternativa più strutturata rispetto alle collaborazioni gratuite utilizzate in passato, come nel caso del comandante dei vigili urbani della Capitale.

Impatto sui dipendenti capitolini

Secondo le stime del Comune di Roma, circa il 10% dei dipendenti sarà interessato da queste nuove disposizioni, pari a una cinquantina di persone ogni anno. Si tratta di un cambiamento significativo per una forza lavoro che si trova già al centro di dibattiti legati al turnover e alla necessità di nuovi ingressi per rispondere alle esigenze della città.

Turnover e assunzioni: una sfida aperta

La manovra introduce anche il blocco del turnover al 75%, limitando le nuove assunzioni a tre ingressi ogni quattro uscite. Una misura volta a contenere i costi degli enti locali, ma fortemente criticata dal Campidoglio, che da mesi sollecita il governo a concedere maggiori risorse e deroghe ai limiti di spesa. Roma Capitale, infatti, chiede fondi per assumere circa 3.000 nuovi dipendenti in vista del Giubileo, tra cui vigili urbani, personale amministrativo ed educatori per gli asili nido.

Scontro sulle soglie di spesa

Un nodo cruciale resta l’interpretazione dei tetti di spesa per le assunzioni. Secondo il Ministero dell’Economia, Roma Capitale ha margini sufficienti per nuove assunzioni senza incorrere in sanzioni. Il Campidoglio, invece, sostiene che le risorse siano insufficienti e chiede maggiore flessibilità. La questione dovrà essere risolta entro la fine dell’anno, prima dell’approvazione definitiva della manovra.

Queste misure, se confermate, potrebbero rappresentare un cambio di passo significativo per la gestione del personale pubblico, bilanciando esigenze di sostenibilità economica con la necessità di garantire continuità ed efficienza nei servizi.