I presidi del Lazio: Nulla è stato fatto, dal governo il solito “tutti casa”…

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I presidi del Lazio furiosi. “Come spesso accade la politica scopre le scorciatoie. Per lo più insicure, inaffidabili ma utili a fare rumore comunicativo e allontanare le responsabilità. Guardiamo cosa sta succedendo per la scuola. Invece di rispondere ai cittadini, che dovrebbero chiedere in massa cosa sia stato fatto durante l’estate dagli Enti locali per potenziare il servizio pubblico dei trasporti ed attivare connessioni internet sicure e veloci per scuole e studenti, si ricorre alla…claustrofilia”. Così Mario Rusconi, presidente di Anp Lazio (Associazione dei Presidi), commenta le nuove misure prese dal governo sulla scuola, per mitigare la curva dei contagi da coronavirus.

I presidi: non ci sono neanche connessioni adeguate

“Si invita quindi il potere centrale a impedire l’uso dei mezzi pubblici da parte degli studenti, lasciandoli in massa a casa. Senza però che tutti, dico tutti, possano contare su connessioni adeguate a seguire le lezioni in didattica digitale. Al di là del valore formativo unico dello stare a scuola in presenza, si potrebbe accettare, sia pure obtorto collo, – dicono i presidi – una misura così estrema come quella già sperimentata nel periodo di chiusura/lockdown nella primavera scorsa, ma ad una condizione. Mentre quella esperienza traumatica è stata imposta dall’improvvisa aggressione del covid, ora, in questi giorni, dopo mesi dal primo allarme, ci si deve chiedere cosa Regioni/Province/Città metropolitane/Comuni abbiano realizzato in termini di potenziamento del trasporto pubblico e della rete internet”, prosegue Rusconi.

Dal governo scorciatoie deresponsabilizzanti

“Non è accettabile, per i presidi. che si ricorra a scorciatoie deresponsabilizzanti, lasciando milioni di studenti a casa. Senza prima aver avuto l’accortezza civica di rendicontare pubblicamente come queste istituzioni abbiano operato in questi mesi per risolvere problemi noti sin dall’inizio della pandemia. In sintonia con il MI, con gli USR, con le organizzazioni di dirigenti e docenti, durante l’estate ci siamo rimboccate le maniche, anche letteralmente. Per poter accogliere a settembre i nostri studenti. Nella nostra regione, il Lazio, è stata costante l’interlocuzione con i responsabili dei vari servizi, da quelli sanitari alle strutture territoriali del MI. Per consigli, proposte, azioni di supporto, tutti funzionali alla riapertura in presenza”, spiega Rusconi.

I presidi: il riprendere della pandemia era prevedibile

“Poi al riprendere, annunciato, prevedibile, previsto della pandemia, il solito scaricabarile di competenze e la conseguente scorciatoia di tutti a casa gli studenti delle superiori. E non si dica che per circa 1/4 delle ore si potrà venire a scuola, una sorta di rito apotropaico. Tra qualche settimana lasceremo a casa tutti i malati, anche i gravi, per non aver potenziato adeguatamente il sistema sanitario pubblico, anch’esso di competenza regionale? La prossima volta che sentiremo un rappresentante locale accennare con enfasi retorica all’impegno per le future generazioni… Cambierò canale tv o lascerò la lettura del giornale, indignato come professionista della scuola ma ancor più come cittadino”, conclude Rusconi.