I “reperti” delle Brigate Rosse emergono dai boschi del Reatino

brigate rosse padova (2)

Se anche le Brigate Rosse fanno parte della storia. Nei boschi del Reatino, a Poggio Catino, sono stati trovati loro “reperti”. Non etruschi, non romani, ma delle Brigate Rosse. Ma sono altrettanto interessanti. Sepolti a poca profondità, in due pozzetti rivestiti di amianto, la polizia della Digos, la politica, ha disseppellito del materiale interessantissimo. Documenti di vario tipo, volantini, munizioni per pistole e mitragliette, giornali d’epoca. E poi ancora giubbotti antiproiettile, vestiti militari, targhe, timbri, scarponi anfibi. Tutto il necessaire per il perfetto terrorista, insomma. E a quei tempi questo materiale non si nascondeva in casa o in cantina, ma si seppelliva nei boschi, per poterlo recuperare durante una latitanza.

Quanti i depositi delle Brigate Rosse?

E chissà quanti ce ne saranno ancora. E’ noto che dopo la guerra i partigiani seppellirono una grande quantità di armi e munizioni, spesso regalate loro dagli americani. In vista di poterle riprendere all’ora della rivoluzione proletaria che non ci fu mai. Quello che non è chiaro, e si capisce perché, è come gli agenti abbiano individuato questo deposito segreto. Le notizie stampa parlano di una non meglio precisata “segnalazione”, ma è evidente che deve provenire da qualcuno che sapeva. Dopo tre giorni di scavi, finalmente, grazie a un metal detector, i bussolotti sono stati individuati. L’area circostante è stata delimitata e sono in azione scavatrici e unità cinofile. Altrettanto chiaro è che il sito doveva essere stato trovato da un conoscitore dei luoghi…

Inquirenti, chiedete a chi c’era…

Il luogo dei ritrovamenti è sulla via Tancia, nei pressi del Casale Ferri. Al lato di un sentiero che si inoltra verso i monti. Poco ancora si sa. Ma sembra che il materiale cartaceo risalga a prima del 1978, ossia prima del sequestro Moro. La cosa inquietante è che i due nascondigli distavano tra loro qualche decina di metri, quindi è verosimile che ce ne siano degli altri, nella stessa radura. A questo punto bisogna andare a spulciare i documenti della colonna romana delle Brigate Rosse, nata nel 1975, e consultare le varie risoluzioni strategiche che i terroristi diffusero. Probabilmente in quei documenti è contemplata anche l’idea di occultare depositi di materiali un po’ ovunque. E soprattutto, bisognerebbe chiedere a chi c’era…