I ricchetti di sinistra oggi imbrattano i monumenti: noi missini 50 anni fa lanciavamo volantini a Mosca

urss praga (2)

Altro che i ricchetti radical chic che imbrattano i monumenti come oggi. E lo fanno da posizioni protette delle sinistra e in uno Stato democratico che li tollera, anzi i cui politici invitano ad “ascoltarli”. Perché le loro ridicole proteste non vanno a farle in Cina o a Cuba, dove ci sono regimi liberticidi? Noi ragazzi degli anni Settanta li abbiamo fatti. Nel gennaio 1970 due giovani anticomunisti, un ragazzo e una ragazza, insieme ad altri giovani europei, si incatenarono nei grandi magazzini moscoviti Gum, in Unione Sovietica. Lanciarono volantini con una lettera aperta all’allora premie sovietico Kossighin, chiedendo un processo equo per i dissidenti in Urss. Arrestati, si ignorò la loro sorte per giorni, poi furono condannati a un anno di lavori forzati. Solo il Msi si batté per la loro liberazione. Non lo sapevate?

La visita del comunista Gromyko a Roma: impiccato in effigie

C’è un altro episodio che testimonia la differenza di caratura tra i contestatori viziati di oggi e gli attivisti per la libertà di 50 anni fa. E fu esattamente quando venne il ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko a Roma nel novembre di quello stesso anno. Accolto con tutti gli onori, nonostante l’Urss fosse una feroce dittatura comunista, dal centrosinistra italiano (presidente del Consiglio Emilio Colombo, ministro degli Esteri Aldo Moro), Gromyko trovò una brutta sorpresa già arrivando a Roma dall’aeroporto di Fiumicino. Un fantoccio con la sua effigie fu appeso dal ponte della Magliana, e la polizia ebbe il suo daffare a toglierlo. Era stato messo da due attivisti del Raggruppamento studenti e lavoratori (“nonno” del Fronte della Gioventù): uno teneva per i piedi l’altro, in bilico nel vuoto, mentre lo posizionava…

Fontane romane colorate con sangue degli anticomunisti

Ma le contestazioni – del tutto solitarie – non si fermarono qui. Alcune fontane di Roma, tra cui quella del Tritone, furono colorate di rosso per simboleggiare il sangue dei dissidenti versato dai comunisti. Altri fantocci raffiguranti Gromyko furono appesi un po’ in tutta Roma. Uno, al traforo di via Nazionale, suscitò panico tra i romani che pensavano fosse un impiccato vero. Altri attivisti missini entrarono nel Grand Hotel, dove Gromyko alloggiava, lanciando volantini antisovietici e scandendo slogan anti comunisti. Non finì lì: ragazzi della Giovane Italia, del Fuan e dei Volontari Nazionali irruppero nella facoltà di Magistero, allora in piazza Esedra, cacciarono i collettivi comunisti che l’avevano occupata e srotolarono uno striscione con scritto “Gromyko vattene dall’Europa”.

Il ricordo mai sopito della brutale invasione cecoslovacca

La stessa auto dove viaggiava Gromyko fu intercettata dai missini che vi lanciarono contro volantini anti-Urss che terminavano con la frase: “L’Italia non è la Cecoslovacchia”. Molto vivo infatti era allora lo choc dell’invasione comunista di due anni prima della Cecoslovacchia. Invasione alla quale il Pci plaudì e il Msi condannò, come sempre in solitaria… Alla fine, dopo mezzo secolo, il Msi ha avuto ragione e i regimi comunisti si sono dissolti. Quasi tutti.