I rincari energetici mettono a rischio anche il nostro patrimonio di ulivi: 30 milioni di alberi da salvare

ulivi plurisecolari (2)

Sono 30 milioni gli ulivi da salvare in Italia abbandonati a causa del cambiamento climatico e per l’esplosione dei costi. Costi che mettono a rischio anche la sopravvivenza di quel patrimonio di biodiversità e storia rappresentato dagli alberi secolari. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti e Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano in occasione della raccolta dall’ulivo plurisecolare Albero Bello di Villa Adriana a Tivoli. Questo ulivo ha dato vita all’olio dell’imperatore Adriano a conferma di un legame antichissimo dell’Italia con uno degli alimenti principali della Dieta Mediterranea. Quella legata agli ulivi, spiegano, è una “cultura conservata nei secoli che ha portato oggi l’Italia a essere la regina dei riconoscimenti di qualità in Europa con il suo patrimonio di 42 Dop e 7 Igp olivicole, pari al 40% delle certificazioni comunitarie.

Abbiamo un patrimonio di 150 milioni di ulivi

Mentre Spagna e Grecia inseguono il nostro Paese a distanza con 29 riconoscimenti. Più della metà della produzione nazionale di olii Dop e Igp viene esportata – continuano Coldiretti e Unaprol – con il valore degli scambi cresciuto del +55% negli ultimi cinque anni, passando da 40 a 62 milioni di euro. Il 20% del patrimonio nazionale di 150 milioni di piante di ulivo in Italia risulta però in stato di abbandono – spiegano Coldiretti e Unaprol – a causa degli effetti della guerra in Ucraina e delle tensioni internazionali. Difficili in questo momento gli investimenti in olivicoltura. Con l’esplosione dei costi aumentati anche del 200% per le aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura. A pesare i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia.

Rincari insostenibili su tutti i fronti, più la siccità

Questi vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno. Si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare anche l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati”. Per la stagione olivicola appena iniziata, le prime stime parlano di un crollo della produzione nazionale di olive. Si deve dire addio a quasi 1 bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy. A pesare sulla produzione nazionale, con un calo del 30%, è stata una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme.

Salva la qualità, con l’Italia che ha il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale

Salva però  la qualità, con l’Italia che può vantare il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale. “Per provare a invertire la rotta, Coldiretti e Unaprol sono impegnati nel recupero e nella manutenzione degli uliveti di alcuni tra i più importanti parchi archeologici italiani. E anche nel tentativo di salvare la piana degli ulivi monumentali dalla Xylella che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese. Dallo studio di piante plurisecolari come l’Albero Bello di Villa Adriana, attraverso un progetto del Crea/Ofa – spiega Nicola Di Noia, responsabile olio di Coldiretti – si potrà arrivare a individuare caratteri utili per la resilienza al cambiamento climatico, per il comportamento produttivo, per la versatilità nei confronti delle esigenze di intensificazione sostenibile della coltivazione dell’ulivo e per migliorare le caratteristiche salutistiche”.