I taxi prime vittime della pandemia. “Volevamo dare una mano, ma non ci hanno ascoltati”

Un’altra categoria che non ce la fa più è quella dei taxi, sotto scacco sin dall’inizio di questo dramma. Infatti i taxi sono stati i primi a risentire della pandemia. La carenza improvvisa dei turisti, di ocloro che lavoravano nelle grandi città, dei cittadini che non potevano più muoversi. Improvvisamente i conduttori si sono trovati senza più nulla da fare, senza persone da trasportare, ma non si sono persi d’animo. Sono ricorsi a corse di solidarietà, per anziani o per coloro che dovevano andarsi a vaccinare o andare negli ospedali. Come racconta un tassista sindacalista: “All’inizio della pandemia ci siamo adeguati a tutto, adottando qualsiasi norma di prevenzione. Abbiamo inserito i pannelli divisori, autofinanziandoci, per rendere ancora di più le nostre vetture sicure. Disinfettiamo quotidianamente a nostre spese le auto.
I taxi pronti a decongestionare i mezzi pubblici
Inoltre, visto che i maggiori contagi si registrano in metro e negli autobus, abbiamo proposto progetti di integrazione per alleggerire la pressione sui mezzi pubblici”. Lo dice all’Adnkronos il tassista romano e responsabile nazionale Ugl Taxi Alessandro Genovese. “Fin dai primi giorni della pandemia – spiega – presentammo all’ex ministro dei Trasporti De Micheli questo piano. Il governo scelse, nel primo decreto ristori, di finanziare con 35 milioni di euro un piano di voucher da distribuire nelle città riservato alle fasce più deboli, al personale medico, a quello scolastico, ai genitori che accompagnano i figli a scuola. Avremmo dato una mano noi a queste categorie.

La burocrazsia ha ostacolato tutti ii progetti
Ma per colpa della burocrazia non è stata data luce a questa cosa. Non è stata proprio pubblicizzata. L’iniziativa è stata anche prorogata per ben due volte anche nel decreto Sostegni di Draghi con altri 20 milioni di euro, ma nessuno, o quasi, ancora ne ha usufruito”. “Soltanto in alcune realtà, in Liguria e nel Lazio – prosegue Genovese – i ticket sono stati distribuiti e qualcuno si è affidato a noi. Poco, ma almeno è già qualcosa. E chissà che tra un po’ di tempo, quando speriamo la pandemia sarà finita, vedremo la realizzazione di questi progetti che già sono stati finanziati”, conclude.