Il 25 aprile pregate, altro che Bella ciao…

Bella ciao

Frignano i partigiani di Roma, lacrime non per il coronavirus bensì per il 25 aprile senza piazza e quindi annunciano la rivincita per canticchiare Bella Ciao. Manco vergognandosene.

A volte viene da chiedersi se di fronte abbiamo mostri insensibili. C’è un popolo disperato, chiuso dentro le mura di casa perché fuori si rischia di morire per un virus terribile e loro – i partigiani, o meglio i loro nipotini – si disperano. “E che faccio il 25 aprile?”. Semplice, te ne stai chiuso in casa come il 24 e il 26 e senza fare troppo baccano. Che non è proprio il momento.

Ma quale Bella ciao….

È istruttivo leggere i loro post. Mica dedicano una parola alle vittime del coronavirus, a chi sta in quarantena, ai familiari. No, pensano al picnic in piazza come ogni 25 aprile.

Invece, quest’anno dovrebbero essere contenti, perché almeno non saranno costretti a fare la solita, consueta brutta figura delle manifestazioni separate per non dover picchiare quelli della brigata ebraica. Anche questo fa parte della tradizione, soprattutto romana, della “festa”.

Poi, la “minaccia”, quella più patetica per la verità. Fanno i più duri della compagnia partigiana. “E allora canteremo Bella Ciao dai balconi”. Gira e rigira, il balcone torna ad essere il luogo del dominio. Ma non si chiedono a chi canteranno la loro ninna nanna preferita, visto che l’unica libertà che qualcuno ci vuole negare riguarda semmai la sovranità nazionale che l’Europa intende sottrarci con la complicità dei manutengoli – di vertice – del 25 aprile. I partigiani di Palazzo, insomma.

Il Padre Nostro, piuttosto

Sarebbero invece buoni italiani se recitassero il Padre Nostro e l’Eterno Riposo, ma probabilmente  non sono capaci di pregare. E’ incredibile: solo in Italia ci si lamenta per la piazza che sfugge e non perché non si può andare a Pasqua a messa e a fare la comunione. San Pietro vietata, questa è la tragedia per tantissimi cattolici.

Chissà come scateneranno il loro consueto livore, di cui sono i veri untori. Sempre dalla parte sbagliata, quella della divisione. Considerano ancora oggi nemici quelli che non accettano il linguaggio dell’odio contro l’altra Italia, quella che non la pensa come loro. E invece la nostra libertà ce la prendiamo ancora, senza stare ad ascoltare i loro bla-bla sul ce-l’avete-grazie-a-noi.

Nemmeno per idea. Se fosse dipeso da loro, larga parte di noi nemmeno avrebbe assaporato la democrazia italiana, soprattutto a Roma, dove le bande rosse – “i nuovi partigiani” – hanno insanguinato tante strade della città negli anni di piombo.

“Ma falla finita”….

Anche loro cantavano Bella Ciao, esattamente come quelli che vorrebbero cantarla dal balcone per darsi un tono guerriero nel momento del Silenzio per la sofferenza nazionale.

Abbiate pietà del nostro popolo, che davvero non sa che farsene di slogan obsoleti e di bandiere ormai logore. E’ giusto che piacciano a voi, ma non dovete pretendere di farle sventolare da tutti. Perché il diritto alle nostre idee – d-e-m-o-c-r-a-t-i-c-i-s-s-i-m-e – ce lo siamo conquistato in tantissimi anni di battaglia politica combattuta a mani nude mentre ci fischiavano le pallottole addosso.

Di questi tempi, se cantate Bella Ciao rischiate di sentirvi rispondere il romanesco “ma falla finita”. Il che non sarebbe esaltante neanche per voi, diciamolo.