Il centro di Roma desertificato: migliaia di attività a rischio

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Le nuove misure che si stanno delineando mandano su tutte le furie commercianti e imprenditori. A Roma, c’è una vera levata di scudi contro la decisione di chiudere i locali in anticipo. E i titolari dei negozi si dicono disperati. Al centro di Roma, per chi ci va, ci sono pochissimi negozi aperti, zero turisti e quei pochi esercizi aperti sono quasi sempre vuoti. Però le spese corrono, affitti, mutui e stipendi camminano, incuranti della pandemia. Il telelavoro incentivato e prorogato da data da destinarsi mette in ginocchio bar, ristoranti, alimentari, rosticcerie, pasticcerie. I pranzi di lavoro, oppure i semplici pranzi tra colleghi nell’ora di pausa, sono scomparsi, alimentando i conti in rosso.

A Roma spariti i pranzi di lavoro

Sì, è vero, durante l’estate si era registrata una lieve ripresa, aiutata dal rallentare del coronavirus. Ma adesso che la situazione sembra peggiorata e che il governo si è fatto prendere dal panico, arrivano i momenti peggiori. Walter Giammaria, presidente di Confersercenti, in un’intervista al quotidiano romano Il Messaggero, invita a guardare le serrande abbassate in tutta Roma, e soprattutto al centro. Se gli uffici sono vuoti, insomma, lo sono anche negozi, bar e ristoranti. Secondo Confesercenti solo nelle zone centrali sarebbero già cinquemila i negozi già falliti e migliaia di lavoratori hanno perso il posto. E il peggio deve ancora venire. Entro il 31 dicembre circa 90mila altre persone perderanno il loro lavoro.

Ora non potrà che andare peggio

Solo nei ristoranti si è calcolata una perdita di un milione di euro al giorno. E ora con le chiusure anticipate non potrà che andare peggio. Insomma, ci stanno lasciando morire dice il presidente di Confesercenti. Va male anche per i grandi alberghi della Capitale, molti dei quali hanno già chiuso. Come si è detto, oltre ai pranzi di lavoro saltati, mancano anche industriali e imprenditori che hanno rinunciato ai viaggi a Roma per i loro affari. Confartigianato rivela che il 25 per cento di negozi e laboratori non hanno riaperto dopo il lockdown e un altro 20 per cento chiuderà entro l’anno. Questi lavoratori non possono affrontare un’altra agonia da soli. Hanno bisogno di aiuto e subito.