Il cinema tedesco di scena dal 26 al 29 giugno alla Casa del Cinema

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Con film, documentari e cortometraggi al via dal 26 al 29 giugno a Roma la prima edizione del Festival del Cinema Tedesco, alla Casa del Cinema. A volere l’iniziativa il German Films che, da oltre 25 anni, promuove il cinema tedesco nel mondo. Da quest’anno, in collaborazione con l’Ambasciata di Germania e il Goethe-Institut organizza questa prima edizione del Festival. Quattro giorni di proiezioni dove saranno presentate alcune tra le recenti e più sorprendenti produzioni cinematografiche tedesche, molte delle quali inedite per il pubblico italiano.

Una accurata selezione del cinema tedesco

Si tratterà di una accurata selezione di film, documentari e cortometraggi di autori e registi che stanno conquistando l’attenzione della critica e dei festival internazionali. Tra i molteplici argomenti che i film affrontano: l’identità, l’appartenenza, il mobbing, la violenza sulle donne e la famiglia ma anche l’immigrazione e l’11 settembre. Ad aprire il festival sabato 26 giugno il film Free Country di Christian Alvart. Il film, reduce da numerosi festival internazionali, è un thriller dal forte senso storico ambientato nella Germania da poco riunificata.

Un’eco anche delle due Germanie

Siamo nell’inverno del 1992 e due ispettori di polizia, uno dell’Ovest e uno dell’Est, vengono spediti in un piccolo villaggio della Germania nord-orientale per indagare sulla scomparsa di due giovani sorelle. In questo angolo sperduto del Paese, si sentono ancora gli echi della Germania dell’Est. Nessuno ha visto nulla e i detective si scontrano con una cortina di silenzio che li conduce sempre più nella palude di un Paese un tempo diviso. Il film sarà replicato domenica 27.

Presenti autorità politiche e registi

Alla serata inaugurale sarà presente Felix Kramer, già interprete delle serie tv Dark e Dogs of Berlin. Con lui Viktor Elbling Ambasciatore tedesco in Italia, Joachim Bernauer Direttore del Goethe-Institut in Italia, Simone Baumann Direttrice Generale German Films e Giorgio Gosetti Direttore Artistico Casa del Cinema. A moderare l’incontro Enrico Magrelli. Alla serata di chiusura di martedì 29 giugno ci sarà il regista Johannes Naber per il film Curveball.

Storie di immigrati e rifugiati

Il secondo film in programma il 26 giugno sarà No Hard Feelings di Faraz Shariat. La pellicola è stata presentata alla Berlinale 2020 dove ha vinto il Teddy Award per il miglior film a tematica LGBTQ. Al centro della storia l’esistenza allegramente allo sbando di Parvis, giovane iraniano di seconda generazione che vive tra case di periferia, rave e incontri, fino a quando non conosce una coppia di fratelli rifugiati iraniani. E riscopre con loro le sue radici durante un’estate fugace e turbolenta come solo la giovinezza sa essere. Il film sarà replicato martedì 29.

Domenica rassegna di corti

Domenica 27 giugno sarà presentata una selezione del meglio della cinematografia breve tedesca. Saranno 13 i cortometraggi, pensati per la distribuzione nelle sale, che arrivano grazie al German Films e l’Ente Federale per la promozione cinematografica tedesca. Si tratta di cortometraggi selezionati per il Next Generation Short Tiger 2020. L’annuale rassegna, giunta al suo decimo anno, che propone i più straordinari registi emergenti e i migliori cortometraggi realizzati nel corso dell’anno dagli studenti provenienti da 11 scuole tedesche di cinema.

Elogio del mondo dei pub

L’altro film di domenica 27 sarà Leif in Concert – Vol. 2 di Christian Klandt. Il film in anteprima italiana è già stato presentato in numerosi festival internazionali. Dopo una pausa, Lene è al suo primo giorno di lavoro nel jazz-blues bar, luogo dove aveva già lavorato in precedenza. Qui arrivano fornitori, musicisti, amici e conoscenti, oltre al pubblico di affezionati frequentatori. La sera a salire sul palco è il musicista danese Leif. Il film è una vera dichiarazione d’amore verso quel microcosmo che è il pub, con le sue storie e i suoi personaggi, ripresi dal tavolo accanto.

Un’incursione nel paradiso alpino

Lunedì 28 giugno sarà proposto il documentario Walchensee Forever di Janna Ji Wonders, presentato nella sezione Perspektive Deutsches Kino alla Berlinale 2020. Immerso in un paradisiaco paesaggio alpino, tuttora esiste un ristorante che si affaccia sul lago di Walchensee, fondato 100 anni fa dalla bisnonna della regista. Questo è il punto di partenza e il centro dell’epopea familiare, tutta al femminile, che abbraccia quattro generazioni. Un secolo di storia, tra autorealizzazione, senso del dovere e ricerca delle proprie origini e del proprio destino: un Heimatfilm.

Studio psicologico su identità e appartenenza

Sempre lunedì 28 sarà proiettato Exile di Visar Morina. Il film nel 2020 è stato in concorso al Sundance e nella sezione Panorama della Berlinale e ha vinto due premi al Sarajevo Film Festival. Nonostante sia in realtà ben integrato in Germania, l’ingegnere Xhafer, di origine cossovara, ha sempre più la sensazione di essere vittima di mobbing sul lavoro ma forse è il frutto della sua ipersensibilità. Un appassionante studio psicologico sull’identità, l’appartenenza e l’estraneazione.

Inchiesta sulle violenze sessuali su giovani attrici

Martedì 29 giugno, nell’ultima serata di Festival, sarà programmato in anteprima italiana il documentario The Case You di Alison Kuhn, già presentato all’Idfa 2020, ha vinto il premio per le musiche al Max Ophüls Festival 2021. Dopo aver subito abusi reiterati di tipo sessuale e violenze, cinque giovani attrici stanno ora combattendo la propria battaglia legale. The Case You esplora ciò che è successo allora e il significato di quanto accaduto per loro oggi.

Storia vera su come nacque l’invasione dell’Iraq del 2003

Ultimo film del festival Curveball di Johannes Naber che sarà presente alla serata di chiusura. Si tratta di un adattamento di una storia vera che condusse alla guerra in Iraq del 2003. Con gli attentati dell’11 settembre, le inattendibili rivelazioni, fatte da un richiedente asilo iracheno a un esperto di armi biologiche dei servizi segreti tedeschi, relative al possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam, assumono improvvisamente un’importanza politica mondiale. Una lezione satirica su come certe verità “auspicate” possano talvolta sfuggirci di mano.