Il cronista Ceccarini morto a causa di un trasferimento temerario?
Il cronista Ferdinando Ceccarini, di Repubblica, 81 anni, è morto due giorni fa. Sulla sua scomparsa si addensano le nubi della malasanità. Secondo la cronaca del quotidiano romano. Ceccarini, decano dei cronisti italiani, dopo aver perso i sensi è stato ricoverato all’ospedale Pertini di Roma. Scrive infatto Repubblica: “morire così, pe run trasferimento in ambulanza da un ospedale a un altro, perché nerlle corsie del primo non ci sono posti-letto di Rianimazione per mancanza di infermieri”. Repubblica riporta an che le immediate cure praticate al cronista al Pertini. Però si specifica che Ceccarini, oltre al problema cardiaco, presentava anche un’insufficienza respiratoria. E quindi aveva bisogno di essere assistito in Rianimazione. Insomma, la situazione cardiologica era stabile, ma quella respiratoria no.
Il cronista trasferito all’improvviso
Ma in serata i figli di Ceccarini ricevono la telefonata dal Pertini che li informava che avrebbero trasferito il cronista al Sant’Eugenio dove si era liberato un posto in Rianimazione. I figli si oppongono e chiedono all’osepedale di non trasferilo. Ma niente. Arrivato al Sant’Eugenio il cronista aveva valori critici e dopo venti minuti muore. I figli presentano una denuncia e accusano: “Ormai la sanità del Lazio è diventata uno snodo per rinviare i pazienti ai privati”. Sarà proprio così o è il dolore – legittimo – che parla? Fatto sta che il nostro valente collega se ne è andato. In effetti un paziente ricoverato in Utic, Unità di terapia coronarica, non andrebbe mai trasferito. Meglio aspettare che si fosse liberato un posto in Rianimazione al Pertini. Dove i 4 posti di terapia intensiva post operatoria ancora non esistono.
Attivare la rianimazione post operatoria
La domanda fondamentale è se sarebbe morto ugualmente se non fosse stato trasferito. E poi accertare se il trasferimento di Ceccarini è stato effettuato in un’ambulanza attrezzata con rianimatore e ventilazione artificiale. Insomma, capire se il trasferimento abbia realmente influito. Concludendo, la mancata attivazione dei posti letto in terapia intensiva post operatoria rimane il principale accusato. Che di assunzioni ci sia bisogno è indubbio.