Il direttore di “Avvenire” fa mea culpa per la foto della bimba ucraina col fucile: il Papa non aveva gradito

direttore Avvenire, Tarquinio

Il direttore di Avvenire fa mea culpa per la foto della bimba ucraina col fucile: anche il quotidiano dei Vescovi italiani aveva pubblicato la foto diffusa da quasi tutti i giornali e le agenzie di stampa del mondo. Oggi, con un editoriale in prima pagina, Marco Tarquinio ha chiesto scusa. Oltretevere circola la voce che vorrebbe un pontefice particolarmente irato, domenica mattina, quando ha visto la foto pubblicata anche sul giornale della Cei.

Jorge Bergoglio, lo sanno bene in Vaticano e se n’è accorta a sue spese anche una pellegrina cinese immortalata in un video divenuto famoso, quando perde la pazienza è tutto tranne che accomodante. Niente frasi alla “buon pranzo”, “buon appetito” o “Pregate per me”. In certe circostanze, il pontefice agisce più da “papa re”, che da mite pastore. Niente a che vedere con la tenerezza, a volte timida, del suo precedessore, Benedetto XVI. Il papa argentino, quando c’è qualcosa che non va, alza la cornetta, convoca, rimbrotta pubblicamente. Fu proverbiale, qualche anno fa, un liscia e busso che Papa Francesco fece proprio al direttore di Avvenire, in occasione di un evento pubblico. Un rimprovero per la pubblicazione di una notizia che, secondo Bergoglio, non andava data in certi termini. Più di una voce, in Vaticano, lascia trapelare che anche in questo caso, Bergoglio non abbia gradito (per usare un eufemismo) la pubblicazione della foto. Ecco arrivare, quindi, le scuse di Tarquinio.

Ecco che cosa ha scritto il direttore di Avvenire

«Voglio scusarmi ha scritto oggi il direttore di Avvenire – per aver pubblicato a pagina 7 della nostra edizione domenicale cartacea e digitale una foto con un titolo e una didascalia profondamente sbagliati. La foto ritrae una bimba ucraina di nove anni che mangia un dolcetto e imbraccia un fucile.

Me ne sono reso conto, sabato notte, quando ormai era troppo tardi per intervenire: ‘Avvenire’ era andato in stampa e la nostra prima edizione digitale era già stata recapitata agli abbonati. Non ho voluto far rimuovere foto, titolo e testo, anche solo digitalmente, perché con errori di questo tipo si devono fare i conti. Oportet ut scandala … Da un male riconosciuto e affrontato può venire un bene, da un messaggio ambiguo si può cancellare ogni (pur involontaria) doppiezza. Non si armano così i bimbi, e anche parole sbagliate, attorno una foto sbagliata, possono farlo.

E il fatto che la foto della ragazzina l’abbia scattata suo papà, non assolve nessuno. Non assolve noi (e parecchi altri, ma io scrivo per me e per noi) che l’abbiamo pubblicata e annotata come un’immagine di resistente fierezza, mentre è un’ulteriore prova della tragedia scatenata dall’aggressione russa all’Ucraina decisa da Vladimir Putin e dell’avvelenamento d’odio che avviene in Europa, sotto i nostri occhi e dentro la nostra storia».