Il direttore di Villa Giulia: “Il museo diffuso? Deve raccontare quel territorio”

museo etrusco

Contenuti dell'articolo

“L’idea lanciata dagli Uffizi di Firenze, per un museo diffuso sul territorio? Per noi, nati 130 anni fa, è stata la normalità per decenni.  Dalle opere che erano contenute nei depositi di Villa Giulia sono nati tutti i musei diffusi nel territorio del Lazio settentrionale, da Viterbo a Tuscania, da Cerveteri a Civitavecchia. Tutte realtà che prima non esistevano e che sono nate grazie al trasferimento di una parte dei materiali  conservati nei nostri depositi e non esposti”. Lo ricorda all’AdnKronos, Valentino Nizzo direttore del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma.

Il Museo etrusco ha disseminato il frutto del suo lavoro

In tal senso, “abbiamo contribuito nel tempo a disseminare il frutto del nostro lavoro, come museo e come soprintendenza, nel territorio di cui quelle opere erano espressione”. Ma allo stato attuale, spiega Nizzo, “il problema è che i nostri depositi non hanno un contenuto uniforme, ma sono nati nel corso del tempo sulla base dell’avanzamento delle scoperte archeologiche. Quindi, abbiamo tanti materiali di Veio ma pochissimi di Vulci e quasi niente di Tarquinia…

Così il museo dialoga con il territorio

La distribuzione di beni archeologici legati al territorio ha senso soltanto se c’è un dialogo e un ricambio con quel territorio”. In questo momento, prosegue il direttore, “un museo archeologico come l’Etrusco di Villa Giulia ha difficoltà a fare questo percorso. Perché esporre materiali di Veio a Vulci o di Cerveteri a Tarquinia avrebbe ben poco senso, essendo musei nati proprio per raccontare quei territori. Mentre i quadri, che sono opere di artisti di cui veicolano la conoscenza, possono andare ed essere esposti ovunque.

I reperti vanno esposti dove sono stati trovati

Perché esprimono un valore universale, i reperti archeologici, che per forza di cose sono molto limitati, hanno un senso solo se vengono esposti nel luogo dove sono stati rinvenuti. Diverso, ovviamente, è il discorso legato a eventi temporanei, come le mostre”. E poi, “nell’esposizione permanente del Museo, è difficile privarsi di opere, in quanto si otterrebbe il risultato di depauperare il Museo stesso e il percorso archeologico che viene tracciato.

Intensificare il dialogo con le Soprintendenze

Semmai, il sistema dovrebbe inserire nel discorso della valorizzazione l’attività delle Soprintendenze. Le quali rappresentano sul fronte archeologico i produttori di nuovi contenuti, avendo l’autorità sugli scavi, sui sequestri e sulla tutela delle opere”. Ecco allora che “il rischio, per musei come Villa Giulia, è quello di non veder rinnovate le proprie collezioni se perdono il legame con il territorio di riferimento. Invece, dialogando ancor più con le Soprintendenze, si reintrodurrebbe del sangue in una struttura che ha bisogno di essere viva”.