Il fascino del mercenario: esce “Soldato di ventura”, un italiano nell’inferno dell’Angola

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“Soldato di ventura” è uscito poche settimane fa per la casa editrice Altaforte. E’ di un italiano di Pordenone, Flavio Andreon, che si lanciò in quell’avventura africana giovanissimo, nel 1979, riuscendo poi anche a tornare. Ma probabilmente non era più lo stesso. Andreon, del quale non sappiamo molto, essendo una persona riservata, si arruolò per fare il mercenario in uno dei cnflitti più brutti che ci siano stati in Africa. Quello dell’Angola, Paese che è stato in guerra per decenni. Prima contro il Portogallo, sua potenza coloniale, poi in una interminabile conflitto tra fazioni opposte, a loro volta foraggiate da Cuba e Unione Sovietica da una parte, e dagli Usa e Sudafrica dall’altra. Una guerra complicata, ma non per questo meno feroce.

In Angola la guerra civile durò decenni

E sì che in Africa, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, di guerre sanguinarie ce ne sono state tante. Biafra, Katanga, Rhodesia, Algeria e decine di altre. E ancora continuano, anche se oggi si tratta più che altro del terrorismo jihadista che cerca di prendere il potere con la violenza, come in Nigeria, in Camerun e nei Paesi del Sahel. In altri Stati vi sono poi etnie che combattono contro altre etnie, come accadde in Etiopia, in Eritrea, in Ruanda, Burundi, Uganda, ma anche altrove. L’autore del libro individua nel tribalismo la fonte di tutti questi conflitti. In particolare, ne individua la ferocia disumana, spietata, che poi si contagiò anche a chi in Africa c’era andato a combattere.

Il Congo e l’eccidio di Kindu

Non in tutti i conflitti i mercenari bianchi sono intervenuti, ma solo in alcuni, che poi, grazie alla memorialistica, sono diventati  famosi anche in Occidente. Quello certamente più noto è quello dell’ex Congo belga, al cui interno c’è il Katanga, la ricca regione mineraria ancora oggi contesa. Lì ci andarono anche italiani, negli anni Sessanta, e proprio un italiano era il consigliere politico del presidente Ciombè, un vero patriota. L’unico, Ciombè, o uno dei pochi, che lottò davvero per l’indipendenza del suo popolo e per i suoi interessi. Ma fallì anche lui, come fallirono tutti. Molti italiani parteciparono a quella epopea, lasciandoci anche importanti testimonianze. Il Congo poi divenne anche tristemente celebre per l’eccidio dei nostri aviatori a Kindu, da parte delle orde foraggiate dal comunismo internazionale.

Così il comunismo internazionale distrusse l’Africa per sempre

E proprio il comunismo internazionale, segnatamente di Cuba e dell’Urss, descritto dall’autore nel libro, fu quello che distrusse l’Africa e la ridusse a com’è adesso. Preda di povertà, miseria, malattie, disordine. Fomentando una frettolosa decolonizzazione il comunismo armò e in qualche caso partecipò, a molte guerre intestine, compresa quella dell’Angola, vividamente descritta in “Soldato di ventura”. Poi alla fine vinse la guerra, ma il Paese sta certo peggio di prima, come tutti i Paesi africani dopo l’indipendenza. Occorre leggerlo, questo libro, per capire non solo le dinamiche contorte del continente, ma anche e soprattutto cosa spinge un europeo a gettarsi in quel girone infernale. Motivi politici, spirito di avventura, desiderio di guadagno e semplicemente di trovare una dimensione nuova.

Molti europei parteciparono alle guerra africane

Decine di migliaia di europei parteciparano a quelle guerre, e moltissimi non tornarono. Ma era più un fatto di belgi, tedeschi, inglesi, olandesi, francesi, sudafricani, che di italiani o spagnoli, anche se ce ne furono, c0ome ci furono irlandesi e portoghesi e rari scandinavi. Impossibile quantificare la nostra presenza nelle guerra africane, anche se si può parlare di alcune centinaia. L’introduzione al libro è di Franco Nerozzi, profondo conoscitore dell’Africa, e la curatela è di Alberto Palladino, che si è occupato di mettere in ordine le centinaia di pagine di Flavio Andreon, che desrivevano non solo fatti ma soprattutto sensazioni ed emozioni.