Il giallo della scorta: Conte deve andare in quarantena

Conte scorta

A Palazzo Chigi non ce la raccontano giusta sulla scorta di Conte positiva al coronavirus. Chi vuole evitare una doverosa quarantena al premier? Se la Merkel ci si assoggetta in Germania per aver contattato un medico positivo, come si può sostenere che Conte non debba farlo – al contrario di tutti gli altri cittadini – quando aveva chi lo proteggeva che è risultato colpito dal Covid-19? Un pezzetto di verità, raccontatecela.

Fra poco arriveremo anche a quello che farfugliano. Prima le notizie. C’è chi sostiene che la positività del sostituto commissario addetto alla vigilanza del premier, G.G., sia risultato infetto una decina di giorni orsono. Ora è intubato ma nel frattempo – sostiene Palazzo Chigi – il premier sarebbe stato sottoposto a uno o due tamponi con esito negativo. E questa è la sorpresa. Il test a Conte.

Ci è stato nascosto il test del tampone al premier

Se tutto questo è vero, ci è stato nascosto e nessuno  avrebbe saputo nulla se non avesse dato notizia 7colli per primo sull’agente ricoverato. Sono dettagli che devono essere chiariti subito.

Prima domanda: quanti giorni sono trascorsi tra l’esito positivo del test al tampone del poliziotto di Conte e il ricovero a Tor Vergata? E’ vero che in questi giorni aveva continuato a lavorare?

Seconda domanda: è vero che altri due uomini della scorta di Conte – uno di Latina – sono stati posti in quarantena perché operavano con il loro collega risultato positivo?

Terza domanda: sono stati accertati i contatti avuti dal poliziotto tra Viminale e Palazzo Chigi? Qui le scorte depositano e ricevono l’equipaggiamento di servizio dal capoturno – ad esempio i giubbotti antiproiettile – alla fine e all’inizio del servizio. Quanta gente si è intrattenuta con G.G.? Chi può avergli stretto la mano? Chi ci può aver fatto una chiacchierata magari per un quarto d’ora a tu per tu?

Conte vada in quarantena come altri due della scorta

Quarta domanda: Palazzo Chigi giura che il poliziotto viaggiava su un’altra auto e comunque “sono sempre state rispettate le distanze sociali di sicurezza e tutte le precauzioni”. Balla gigantesca: gli uomini di scorta, quando il loro protetto scende dall’auto, gli si mettono immediatamente vicino, altro che metro di distanza, e ovviamente a maggior ragione se la vigilanza riguarda il presidente del Consiglio. Negativo che sia al tampone – se è vero – Conte deve fare la quarantena in casa.

Raccontano che a Palazzo Chigi abbiano preso con molto fastidio le notizie di 7colli e poi di altre testate dopo il nostro sito. Come se non fosse un dovere informare la pubblica opinione. Mica abbiamo scritto che il premier vede Rocco Casalino a meno di un metro di distanza…

Il presidente Conte si deve abituare alla trasparenza. Al massimo può imporre la mascherina ai cittadini  – magari facendogliela trovare – ma non la museruola ai giornalisti.

E proprio per un dovere di trasparenza il premier dovrebbe far sapere qualche cosuccia. Se ad esempio è stata effettuata un’indagine epidemiologica dopo l’accertamento della positività del suo agente di scorta. Perché solo la Asl di residenza dell’uomo può far sapere esattamente che cosa è successo. Ma se Palazzo Chigi impone la censura alle notizie sulla salute del premier, figuriamoci che cosa potrà fare con una Asl del suo sodale Zingaretti. Ma tanto rassegnatevi: se non ce lo direte voi lo verremo a sapere noi. Invece basterebbe poco a dire la verità. Ma bisogna esserci abituati.