Il giorno del giudizio. Per Conte arriva il foglio di via

Giorno giudizio

Siamo al giorno del giudizio. Giuseppe Conte teme il risultato di oggi, che può rappresentare – finalmente – la sua tomba politica. Tra referendum e regionali il manrovescio sarà inevitabile. È una partita che oggi dovrà vedere il fischio finale dell’incontro. Neanche i supplementari.

Dopo il voto, nulla potrà essere come prima. Vince la maggioranza o vince l’opposizione. Stavolta non ci sono vie di mezzo. Conterà poco persino il risultato referendario. Probabilmente il no di tanti di noi sarà insufficiente per la vittoria, ma segnerà una profonda differenza tra un Parlamento che al 98 per cento ha deciso di mutilarsi con il taglio di deputati e senatori e una buona fetta di popolo a cui non gliene frega nulla.

Ribaltone alle regionali

Poi, le regionali. Si parte con due regioni uscenti capitanate dal centrodestra, Liguria e Veneto, e quattro dal centrosinistra: Toscana e Marche, Campania e Puglia. Ora, stando a tutte le tendenze, è molto probabile che il risultato per il centrodestra possa essere 4 a 2, a parti invertite dunque, sottraendo pure Marche e Puglia alla sinistra, se non 5 a 1 portando a casa anche la Toscana. Sarebbe un trionfo.

Se finisce tre a tre, è invece l’opposizione a doversi dare una seria regolata. Ma la supremazia del centrodestra costringerà anche il Colle a dover finalmente porre fine ad una commedia insostenibile. A dispetto del popolo non si può restare ancora asserragliati a Palazzo, è la legge del consenso.

Sì, è il giorno del giudizio

Sarebbe la fine di un regime per mano popolare. A livello nazionale per Conte, i grillini e il Pd. Certo, tenteranno ancora di resistere, ma chiunque può immaginare che cosa potrà succedere anche alle amministrative di primavera, con la partita che riguarda anche Roma.

Verrebbe da dire, se le previsioni della vigilia saranno confermate dalle urne, arrendetevi che siete circondati.

Non ci sarà più spazio per le manovre dei mandarini, che nei palazzi della politica tenteranno di tutto per la loro personale resistenza ed attaccamento alle poltrone. Ma quando soffia impetuoso il vento popolare, non ci può essere potere che tenga. E pure la Capitale aspetta…