Il Lazio blocca lo screening del tumore al colon in farmacia: “Fermo un servizio da 180mila utenti all’anno”

Nella Regione Lazio è stato disposto il blocco di fatto degli screening per il tumore del colon-retto effettuati nelle farmacie. La causa ufficiale è il mancato approvvigionamento delle provette necessarie alla raccolta dei campioni per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Si tratta di un passo indietro clamoroso per un servizio pubblico di prevenzione oncologica che, fino a oggi, coinvolgeva circa 180mila cittadini l’anno. In buona sostanza, è questo quanto sostiene Alessio D’Amato, consigliere di opposizione del Lazio in quota Azione , ma soprattutto ex assessore alla Sanità della Giunta Zingaretti bis (2018-2023).
Il programma di screening gratuito era stato avviato dalla precedente giunta regionale Zingaretti bis, diventando un punto di riferimento nella diagnosi precoce di una delle neoplasie più diffuse in Italia. Il suo arresto improvviso rischia ora di compromettere seriamente l’efficacia delle politiche sanitarie nella regione.

Rocca ferma lo screening del tumore al colon nelle farmacie del Lazio?
“Ho presentato – scrive D’Amato sui suoi canali social – un’interrogazione urgente al presidente Rocca (che è anche il delegato alla Sanità regionale, ndr) per chiedere come mai le farmacie stanno ricevendo una comunicazione in cui si chiede di bloccare lo screening del colon-retto a causa del mancato approvvigionamento delle provette.
Lo screening del colon, che avviene attraverso la ricerca del sangue occulto, è importante per l’elevata incidenza del tumore e riguarda circa 180mila cittadini che si rivolgono alle farmacie. È un servizio istituito dalla giunta precedente ed è incomprensibile come non si sia, per tempo, previsto l’approvvigionamento delle provette. Mentre si discute di prevenzione a livello nazionale, nel Lazio si blocca lo screening nelle farmacie.
Temo che, se il servizio non verrà ripristinato al più presto, le conseguenze saranno molto gravi. Il ritardo nella diagnosi del tumore al colon-retto può compromettere la cura e causare seri danni. Chiedo spiegazioni al presidente Rocca“.
Stop screening per il tumore al colon: un’assenza che pesa per le farmacie del Lazio
Il tumore al colon-retto rappresenta una delle principali cause di morte per neoplasia nel nostro Paese. Proprio per questo, lo screening è ritenuto fondamentale dagli esperti per la diagnosi precoce e la cura tempestiva. Il test, semplice e non invasivo, consente di identificare la presenza di sangue occulto nelle feci, possibile campanello d’allarme per l’insorgere della malattia.
Nel Lazio, il servizio era stato reso accessibile tramite le farmacie, punto di prossimità capillare sul territorio, garantendo a decine di migliaia di persone la possibilità di sottoporsi facilmente al controllo. Lo stop arriva, dunque, non solo come un’interruzione materiale del servizio, ma come un vero e proprio segnale di disattenzione verso la salute pubblica.
Nessuna programmazione ‘intelligente’ nel Lazio: sospeso lo screening per il tumore al colon
La sospensione dello screening ha rivelato una grave mancanza di programmazione. Non si tratta, infatti, di una criticità improvvisa o imprevedibile: l’assenza delle provette è dovuta a una mancata pianificazione dell’approvvigionamento da parte dell’amministrazione regionale. Un errore gestionale che, in sanità, può avere ricadute pesanti.
È evidente che non siano state predisposte le scorte necessarie in tempo utile per mantenere attivo il servizio. Un disguido burocratico che, però, mette in discussione l’intero impianto della prevenzione sanitaria nella regione. In un momento in cui il dibattito nazionale verte proprio sull’importanza di potenziare gli screening oncologici.
A rischio la diagnosi precoce dei tumori nel Lazio
Il rischio più grave è che il blocco del servizio provochi ritardi significativi nella diagnosi di nuovi casi di tumore. In oncologia, il tempo è un fattore cruciale. Individuare precocemente la malattia può fare la differenza tra una terapia efficace e un esito drammatico.
Sospendere gli screening equivale, in molti casi, a rimandare la diagnosi a fasi più avanzate della patologia. Con maggiori complicazioni cliniche e costi più alti per il sistema sanitario. Non solo: a rimetterci sono anche le fasce più fragili della popolazione. Per cui le farmacie rappresentano l’unico accesso comodo e immediato ai servizi di prevenzione.
Lazio, una vicenda che fa rumore politico
La vicenda è destinata a far discutere. Non si tratta di un semplice disguido tecnico, ma di una questione di responsabilità politica e gestionale. Il blocco di un servizio di screening oncologico in una regione densamente popolata come il Lazio è un fatto grave. Un fatto che solleva interrogativi sullo stato della sanità pubblica e sull’attenzione riservata alla prevenzione.
Mentre il governo e le istituzioni sanitarie nazionali parlano di potenziamento degli screening e accesso universale alla diagnosi precoce, nel Lazio si compie un passo indietro. E a farne le spese sono i cittadini.