Il ministero degli Interni si fa dettare l’agenda dalla sinistra e perseguita chi onora i morti
Il miniostero degli Interni si fa dettare l’agenda dalla sinistra e perseguita chi commemora i morti anziché fare il proprio dovere impedendo i cortei violenti non autorizzati. La Polizia di Stato ha identificato e denunciato altri quattordici soggetti per il saluto romano effettuato in occasione della manifestazione commemorativa svoltasi il 7 gennaio scorso presso la ex sede dell’Msi in via Acca Larenzia. I quattordici sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria dalla Digos della Questura di Roma all’esito di articolati approfondimenti investigativi, esperiti mediante l’analisi della massiva mole di immagini realizzata dalla Polizia Scientifica nell’immediatezza dei fatti.
Spreco di risorse pubbliche
All’identità dei soggetti si è approdati anche grazie al contributo investigativo delle Digos di altre Questure d’Italia, che hanno riconosciuto attivisti del movimento Casapound, che, per la circostanza, avevano raggiunto la Capitale per prendere parte alla manifestazione. Tra gli ulteriori indagati, infatti, oltre a militanti romani, figurano soggetti provenienti da Avellino, Caserta, Napoli e Forlì-Cesena. Proseguono le indagini per risalire all’identità di ulteriori soggetti che si sono resi responsabili del gesto. Ad oggi sono 19 gli indagati dalla Polizia di Stato per tale condotta. Francamente ci sembra uno spreco di risorse pubbliche, alla luce della recente sentenza della Cassazione.
Accuse che non hanno alcun senso
“Una vittoria storica”. CasaPound commenta così la sentenza della Corte di Cassazione che, in relazione al saluto romano, annulla la sentenza di condanna in appello per le 8 persone identificate che hanno partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli nel 2016. “E’ una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni Presente, invoca condanne e sentenze esemplari. Il saluto romano sarà reato solamente se c’è un effettivo pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista, cosa assolutamente esclusa nel caso di commemorazioni”, afferma CasaPound.
Dalla sinistra polemiche strumentali
“Questa vittoria mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larenzia dove, invece di indignarsi perché dopo 40 anni degli assassini sono ancora liberi, la sinistra chiede processi e condanne per chi ricorda”, aggiunge l’organizzazione. “Le sezioni unite della Cassazione dichiarano che il saluto romano è punibile dalla legge Scelba solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Cosa che ovviamente non è nella cerimonia commemorativa del presente”, spiega all’Adnkronos l’avvocato Domenico Di Tullio difensore di due fra gli imputati per il saluto romano durante la commemorazione avvenuta a Milano nel 2016.
“Il saluto romano fatto da oltre 40 anni nel corso di commemorazioni di defunti e vittime del terrorismo non è reato”, sottolinea. “Per la contestazione della Legge Mancino è necessario che ci sia un’organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale. Non è il caso del presente e del saluto romano che non ha i requisiti della riorganizzazione né di discriminazione. Non è dunque sussumibile nelle due fattispecie ipotizzate”, spiega il penalista.