Il Russiagate era una bufala per affossare la Lega e Salvini: ora scoprite chi c’era dietro

Russiagate

Lo hanno chiamato Russiagate, gli hanno dedicato servizi televisivi, inchieste e prime pagine di giornali: ieri è arrivata la parola fine della magistratura. Solo tre anni dopo è emerso quello che Matteo Salvini e gli esponenti di punta della Lega andavano dicendo dalla prima ora. Era “una grande macchinazione mediatica internazionale”.

“Non una macchinazione giudiziaria”, chiarisce Gianluca Savoini, ex portavoce del leader leghista, dopo l’archiviazione della sua posizione nell’inchiesta milanese sul fantomatico Russiagate. Savoini ricorda che la campagna di stampa su questi fantomatici fondi russi “è iniziata in un momento in cui la Lega di Salvini aveva una posizione anti-establishment ed era il primo partito italiano”. Per questo “si è voluto colpire un partito politico e Salvini attraverso di me”.

Russiagate: Salvini attaccato quando la Lega era primo partito

Una “macchinazione mediatica che è stata creata proprio per far aprire questa indagine”. Un’inchiesta che si è basata su “accuse senza prove, su registrazioni illegali, che non si sa chi l’abbia fatte, per conto di chi e pagato da chi”. Si trattava dal punto di vista mediatico, ha aggiunto ancora Savoini, “di colpire un obiettivo politico che dava fastidio”, anche “ad un combinato disposto di poteri internazionali”. Poteri che “non potevano accettare che la Lega fosse il primo partito italiano”. È stata, in pratica, “la sconfitta della democrazia, è stato colpito un partito attraverso di me, che sono stato descritto come il demonio e come tale sono stato sbattuto in prima pagina”.

“La bufala incredibile dell’hotel Metropol, inventata di sana pianta”

“Per quanto l’hanno tenuta aperta –  ragiona con l’Adnkronos Maurizio Murelli, editore italiano dell’ideologo del tradizionalismo russo Aleksandr Dugin con la sua Aga Editrice – i magistrati alla fine l’hanno dovuta archiviare. Il motivo? Evidentemente non c’era niente e non era comunque come è stata raccontata. La cosa che lascia subito perplessi – continua – se si vuole essere oggettivi è che qui parte tutto da due giornalisti che hanno fatto il reportage e che dicono di aver captato, di esser stati presenti al Metropol. Ma è mai possibile che non abbiano scattato una foto con i loro cellulari per certificare la loro presenza? Tutta una bufala incredibile, utile a chi aveva interesse o piacere ad attaccare Salvini e la Lega”.

E proprio Salvini non ha intenzione di mettere la parola fine alla questione. “Archiviata l’inchiesta sui presunti fondi russi del caso Metropol. Adesso – scrive su Twitter il leader della Lega – aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti”.