Il Tar dell’Umbria: anche un pusher ha diritto al permesso di soggiorno…. la vicenda

pusher gambiano

Anche chi tira a campare in Italia facendo il pusher ha diritto al permesso di soggiorno in Italia: è questa la sconcertante conseguenza dell’attuale vuoto normativo. Il Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria ha infatti accolto la richiesta di sospensiva di uno straniero del decreto emesso dal questore della Provincia di Perugia “con il quale è stata rigettata l’istanza volta ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno”. Motivato sulla base di una precedente condanna per reati inerenti gli stupefacenti. I giudici amministrativi, come scrive Perugia Today, pur ricordando che una condanna per tali reati “sia automaticamente ostativa al rilascio o al rinnovo del titolo di soggiorno”, hanno sottolineato che l’automatismo è messo in dubbio dal Consiglio di Stato, che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale.

In attesa della decisione della Corte Costituzionale, quindi, e siccome “dall’esecuzione del provvedimento deriverebbe a carico del ricorrente un pregiudizio grave e irreparabile, comportando per lo stesso l’obbligo di lasciare il territorio dello Stato”, il Tar ha accolto l’istanza cautelare, rinviando a giugno per la camera di consiglio.

A Napoli i pusher prendono anche il reddito di cittadinanza

Un altro pusher straniero, originario del Marocco, intascava anche il reddito di cittadinanza. I carabinieri della stazione di Striano (Napoli) hanno arrestato un 39enne marocchino, già noto alle forze dell’ordine. I militari lo hanno fermato in strada, mentre era in auto con un connazionale. Guidava una Fiat noleggiata e nell’abitacolo nascondeva centinaia di dosi di hashish, 404, occultati sotto il sedile. In tasca anche 130 euro in banconote di piccolo taglio. Nella sua abitazione sono stati rinvenuti due cellulari e 12.200 euro. Tutto sequestrato perché ritenuto provento illecito. Abdeslam Soufi, questo il nome del 39enne, è finito in manette ed è ora in carcere, in attesa di giudizio. Da accertamenti effettuati successivamente è emerso che il marocchino era anche beneficiario del reddito di cittadinanza. Avviato l’iter di revoca del beneficio.