Il Tribunale di Roma, illegittimi i DPCM Conte. E ora è bagarre

La sentenza l’ha emessa il Tribunale civile di Roma. E anche se non siamo ancora a Capodanno, possiamo davvero dire che ha fatto il ‘botto’. Il giudice doveva decidere su una causa civile, iscritta al ruolo con il numero 45986/2020. Promossa da un commerciante, che aveva dovuto chiudere la sua attività a causa del covid. E che aveva subito uno sfratto per morosità. L’esercente aveva sostenuto la sua incolpevolezza, perché costretto ad abbassare la serranda non per scelta. Ma per legge. Con i risarcimenti dei vari ‘ristori’ arrivati in ritardo e largamente insufficienti. Bene, la causa è stata vinta dal ricorrente. Ma quello che ha fatto scalpore è altro. Infatti nella sentenza il medesimo giudice si è spinto oltre. Motivando la sua decisione proprio sulla presunta illegittimità dei decreti. A partire dal primo, Io resto a casa. Passando per il Cura Italia e tutti gli altri. Due i vizi principali riscontrati dall’organo giudicante. Difetto di motivazione, che non sarebbe stato sanato dai successivi passaggi in Parlamento. E mancanza di una legge che giustificasse la relativa sospensione delle libertà democratiche previste in Costituzione. Una bomba, e adesso Palazzo Chigi trema.

Il Tribunale stronca i decreti ‘Conte’. Non siamo in guerra e serviva una legge costituzionale

Il DPCM ha natura amministrativa e non normativa. Questo uno dei passi fondamentali della sentenza emessa dal Tribunale di Roma. Che ha convinto l’organo giudicante a considerare illegittimi i provvedimenti adottati dal premier Comte e dal suo governo. Sarebbe servito un coinvolgimento diverso del Parlamento, per sanare i vizi di motivazione. E soprattutto una legge a monte per giustificarne l’adozione. In realtà la norma c’è, e l’esecutivo lo ha sempre ricordato. Si tratta proprio della dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, adottata a fine gennaio del 2020. Ma qui torna in ballo l’argomentazione giuridica del Tribunale. L’unico caso in cui è ammessa la deroga per decreto ad alcune libertà fondamentali garantite in Costituzione è lo stato di guerra. E una interpretazione estensiva non è possibile. Quindi, secondo il giudice sarebbe risultata indispensabile una legge di livello costituzionale. Che allargasse la facoltà di adottare per decreto alcune limitazioni alle nostre libertà anche in caso di pandemia o di emergenza sanitaria. Passaggio che non è mai avvenuto. E si citano in sentenza anche alcuni pareri dei Presidenti emeriti della Consulta. Da Baldassarre a Marini, fino a Cassese. Che confermerebbero tutte le perplessità del caso.

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Le reazioni della politica

Una sentenza come  quella emessa dal Tribunale di Roma non poteva lasciare indifferente la politica. Esultano le opposizioni, che in questi mesi hanno sempre lamentato una scarsa trasparenza e un mancato coinvolgimento. Rispetto alle tante scelte e decisioni adottate con decreto dal governo. Così il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida posta un commento lapidario sulla sua pagina Facebook. Secondo il Tribunale di Roma, i DPCM di Conte potrebbero essere annullati, si legge nel suo profilo social. La sciatteria e l’incompetenza di questo governo non conoscono limiti. Ma adesso cosa succederà? È bene ricordarlo, il giudizio ha efficacia solo tra le parti. E probabilmente l’avvocatura dello Stato appellerà. Poi nel caso bisognerà arrivare in Cassazione. E magari ad un pronunciamento della Consulta. Ma lo schiaffo rimane, e i dubbi si moltiplicano. Anche perché alcuni professionisti come l’avvocato Edoardo Polacco hanno già raccolto le firme per una class action. E se ci fosse una condanna per il governo a risarcire i danni causati dai lockdown e dalle chiusure, qualcuno potrebbe vedersela davvero brutta.

1000 denunce contro Conte, l’avvocato Polacco scatenato (video)