Ilaria Salis salva per un voto: il Parlamento UE dice no alla revoca dell’immunità

Ilaria Salis

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Alla fine, Ilaria Salis l’ha spuntata. Ma per un soffio. A Strasburgo, con un solo voto di scarto, il Parlamento Europeo ha respinto la richiesta del governo ungherese di revocare l’immunità parlamentaredell’eurodeputata italiana.
Un voto a scrutinio segreto che ha mandato su tutte le furie Viktor Orbán, che la voleva sul banco degli imputati, e scatenato la reazione al vetriolo di Matteo Salvini, pronto come sempre a trasformare il caso in una battaglia politica.

La reazione di Matteo Salvini

Non appena si è saputo il risultato, su X, Salvini ha puntato il dito contro il voto segreto con un post “al veleno”. “Accusata di lesioni aggravate e altre condotte criminali in concorso, all’interno di un’organizzazione criminale. Ma col trucchetto del voto segreto, anche qualcuno che si dice di centrodestra ha salvato la signora Salis dal processo. Vergogna!”, ha scritto il Ministro.

Una presa di posizione netta, che riflette il malumore di una parte del centrodestra europeo, rimasto spiazzato da un voto che sembrava già scritto. Ma, come spesso accade a Strasburgo, i conti non tornano fino all’ultimo scrutinio.

Immunità riconfermata per un solo voto

Il Parlamento Europeo, con il voto segreto, ha deciso di mantenere l’immunità di Ilaria Salis, ribaltando di fatto le aspettative della vigilia. La Commissione Affari Giuridici si era già espressa due settimane fa per confermarla, ma il risultato di oggi era tutt’altro che scontato.
A favore della revoca si erano dichiarati i gruppi di destra ed estrema destra, compresi Fratelli d’Italia e la Lega, mentre a difendere Salis si erano schierati La Sinistra, i Socialisti e Democratici, i Verdi e i liberali di Renew Europe. Ma evidentemente qualcosa si è incrinato tra le file del Partito Popolare Europeo, dove non tutti hanno seguito la linea imposta dal presidente Manfred Weber, favorevole alla revoca.

Chi ha davvero salvato la Salis?

Con ogni probabilità, a fare la differenza sono stati proprio alcuni eurodeputati popolari che, ignorando le direttive del gruppo, hanno votato contro la revoca. Una scelta che Weber aveva cercato di evitare, ricordando che i reati contestati a Salis risalivano a prima del mandato parlamentare e che, per coerenza, l’immunità non avrebbe dovuto coprire quei fatti.
Ma tra la teoria e la politica reale c’è sempre di mezzo la mano di Orbán, che ha trasformato il caso Salis in una questione di principio. E forse proprio per questo, in molti hanno preferito mandargli un messaggio chiaro.

Ilaria Salis, il caso politico che divide l’Europa

Salis, eletta con Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è accusata in Ungheria di aver aggredito un gruppo di neonazisti durante una manifestazione di estrema destra a Budapest nel 2023. Lei ha sempre negato ogni addebito, ma per quell’episodio ha trascorso 15 mesi in carcere in condizioni definite “inumane”, prima di essere scarcerata dopo la sua elezione a Bruxelles. Da allora, ha più volte dichiarato di voler affrontare un processo, ma solo in Italia, non in Ungheria, dove, come ha affermato la stessa Salis, “la sentenza è già scritta”.

La partita giocata oggi a Strasburgo, però, andava ben oltre il destino di Ilaria Salis. Nella stessa seduta si votava anche sulla revoca dell’immunità di due avversari politici diretti di OrbánPéter Magyar, astro nascente del centrodestra ungherese, e Klára Dobrev, leader dei socialisti. Entrambi sono stati salvati dal Parlamento, come Ilaria Salis.Un risultato che suona come uno schiaffo politico al premier ungherese, accusato di usare la giustizia come arma contro gli oppositori.