Impianti sportivi nel Lazio, il centrodestra ignora l’opposizione in Commissione: “Atto di prepotenza”

Nel Lazio dello sport, dove tutti dichiarano di voler correre per il bene comune, qualcuno ha deciso di giocare la partita da solo. La Giunta Rocca ha finalmente portato in Commissione la sua proposta di legge sullo sport regionale, ma non ha fatto in tempo ad annunciarla che già si è alzato il polverone. Il punto, però, non è il contenuto. È il metodo. O meglio, l’assenza totale di confronto democratico, soprattutto con chi ha già depositato — con tanto di firma, data e protocollo — una proposta legislativa mesi (anzi, un anno e mezzo) prima. E ad esprimersi senza mezzi termini è la consigliera Dem Eleonora Mattia, con parole di fuoco.
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Eleonora Mattia: “Atto di prepotenza”
“L’ennesimo atto di prepotenza della maggioranza”, ha tuonato la Eleonora Mattia. Il riferimento è a quanto avvenuto ieri in V Commissione Sport, Cultura e Turismo, dove il presidente Luciano Crea ha deciso di far votare come testo base solo la proposta di Giunta, accantonando quella già in discussione. La sua, invece, era stata firmata e depositata il 17 aprile 2023, cioè prima ancora che la Giunta avesse finito di riscaldare le sedie. Ma nel Lazio di Rocca, il tempo non conta: contano i numeri, e soprattutto le indicazioni dall’alto.
Centrodestra diviso, democrazia messa in panchina
Il bello — si fa per dire — è che nemmeno tutto il centrodestra era d’accordo con la manovra. Lo stesso Marco Colarossi, consigliere di Forza Italia, ha sottoscritto la proposta Mattia. E allora, ci si chiede, chi ha deciso di schiacciare l’opposizione senza nemmeno guardarla in faccia? Forse, come ironizza la stessa consigliera, è arrivato un diktat dai piani alti, di quelli che lasciano poco spazio alla discussione e molto all’obbedienza.
“Il Presidente della Commissione Mario Luciano Crea – invece di limitarsi a presiedere in maniera imparziale la Commissione – ha chiesto alla maggioranza di votare la proposta di Giunta come testo base e di accantonare quella a mia firma. Evidentemente deve essere arrivato un diktat dai piani alti che ha costretto Colarossi a fare il contrario di quello che aveva detto”, ha dichiarato la consigliera. Alla faccia del rispetto delle idee individuali e, soprattutto, di quello che dovrebbe essere il rispetto dei cittadini che si rappresentano.
Il risultato è che la Commissione Sport, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di sintesi e condivisione, si è trasformata in una passerella per chi ha già deciso tutto. Come se il Consiglio regionale fosse un ufficio di ratifica e non un luogo di democrazia. “Quando governava il centrosinistra — ricorda Eleonora Mattia — si discutevano anche le proposte dell’opposizione. Adesso non ne è passata nemmeno una”.
Il centrodestra: sport, diritti e bei propositi
Sul fronte opposto, l’assessore Elena Palazzo ostenta ottimismo. La sua proposta — ci tiene a sottolineare — è frutto di un confronto “con tutti i soggetti coinvolti” e mira a riformare in modo organico una normativa ferma al 2002. Il testo, 30 articoli in tutto, tocca impiantistica sportiva, grandi eventi, accesso allo sport per i giovani e programmazione condivisa. Una legge “moderna, inclusiva, efficace”, così la definisce l’assessore. Ma viene il dubbio: se la discussione è così aperta, perché escludere l’altra proposta? Perché votare subito un testo base “di Giunta”, cancellando quello di chi l’ha depositato per primo?
A dirla tutta, questa parrebbe più una centralizzazione del potere legislativo che una riforma strutturale del sistema sportivo. Come se l’importante fosse mettere la propria firma sulla copertina, piuttosto che ragionare insieme sul contenuto.
Il ruolo del Presidente della Commissione
“Vogliamo dare allo sport la centralità che merita come leva educativa, sociale ed economica. Insieme possiamo davvero costruire il futuro dello sport nel Lazio”, ha dichiarato il Presidente della Commissione Luciano Crea. Ma probabilmente avrebbe potuto — forse dovuto — limitarsi a fare l’arbitro. Invece ha deciso di giocare da titolare. In campo con la maggioranza, palla al piede e schema già deciso. Difficile parlare di democrazia se le proposte dell’opposizione vengono ignorate a prescindere, e quelle della maggioranza diventano “testi base” per decreto. Soprattutto su una materia come lo sport, dove — è bene ricordarlo — non c’è alcuna divergenza ideologica. Solo divergenza politica. Anzi, partitica.
Insomma, niente “spirito olimpico”. Ma “gioco a muso duro”, con il regolamento in tasca, ma usato come arma e non come garanzia. E se il centrodestra pensa che l’opposizione possa essere semplicemente archiviata, rischia di dimenticare che la democrazia non si fa solo a colpi di maggioranza. Serve anche l’ascolto.