In Italia la peggior pubblica amministrazione d’Europa. Brunetta: “Tornate a lavorare in presenza”

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Se lo smart working è stato uno strumento “straordinario” nelle fasi più critiche dell’emergenza, ora “va ripensato assolutamente il lavoro da remoto. Dobbiamo avere in presenza tutto il capitale umano pubblico che è fondamentale perché il Paese abbia una crescita non solo intensa ma anche duratura. Abbiamo bisogno del massimo della presenza, se ci sono le condizioni sanitarie di sicurezza ci dovranno essere anche le presenze”. Lo afferma Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione a margine del forum Ambrosetti in corso a Cernobbio.

Per gli imprenditori la pubblica amministrazione è un grosso problema

Per 9 imprenditori su 10, infatti, la Pubblica amministrazione costituisce “un grosso problema”. Lo indica la Cgia di Mestre sottolineando come a lamentarsi della pa italiana non sono solo i cittadini ma anche il mondo produttivo. “Nessun altro paese dell’Area dell’Euro ha registrato uno score così negativo . Rispetto alla media dei 19 Paesi monitorati, l’Italia sconta un differenziale di ben 18 punti percentuali in più. Il coacervo di norme, di regolamenti e di disposizioni varie presenti in tutti i settori continuano a ingessare il Paese, rendendo la vita impossibile soprattutto a coloro che vogliono fare impresa”, denuncia l’associazione degli artigiani di Mestre.

Semplificare le norme della pubblica amministrazione

“E mai come in questo momento, oltre a riformare la nostra amministrazione statale sarebbe necessario semplificare il quadro normativo. Riducendo il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, ricorrendo ai testi unici. Ed evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi. Siamo certi che tutto questo darebbe un forte impulso alla produttività del personale pubblico, spesso costretto a sottostare a procedure organizzative rigide e insensate che disincentivano la voglia di fare”. “Sperando che nei prossimi mesi il Covid non ci riservi degli ulteriori colpi di coda, è necessario che la Pubblica Amministrazione possa contare sulla presenza in ufficio di tutto il personale.

La metà dei lavoratori lavora da remoto

Sia perché abbiamo bisogno di una macchina statale che funzioni e riacquisti produttività sia perché non possono più esserci due pesi e due misure. Ovvero, lavoratori di serie A e lavoratori di serie B”. Lo dice ancora la Cgia di Mestre. “Al di là di ciò, quanti sono attualmente i dipendenti del pubblico impiego che lavorano da remoto?”, chiede l’associazione degli artigiani. “Secondo il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, oltre il 50 per cento ; stando ad alcune ricerche presentate qualche mese fa, invece, attorno al 30 per cento . Noi riteniamo maggiormente attendibile il dato fornito dal Ministro, anche se ci permettiamo di sottolineare che non possiamo più permetterci che un milione e mezzo circa di persone lavori da casa”, afferma la Cgia.

“Se, a pieno organico, nel periodo pre-Covid la nostra PA presentava livelli di soddisfazione del servizio reso tra i più bassi d’Europa, figuriamoci adesso. Intendiamoci, molti settori pubblici durante la pandemia hanno dimostrato livelli di efficienza straordinari, altri, però, hanno rallentato tremendamente – denuncia la Cgia – la velocità di erogazione delle prestazioni. Spingendo così molti cittadini a rivolgersi al settore privato. Cosicché molte persone sono state costrette a pagare due volte. Con la fiscalità generale e saldando la fattura ricevuta per il servizio reso da un libero professionista o da un’impresa”.