Inceneritore di Santa Palomba: a rischio acqua, aria e case svalutate

Il sindaco di Roma, promotore dell'inceneritore Acea di Santa Palomba

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L’inceneritore di Santa Palomba è una condanna a cui i cittadini non si arrendono.
“Realizzare una gestione dei rifiuti senza produrre emissioni nocive per l’ambiente nella chiusura del ciclo” a dirlo è Margherita Bologna ricercatrice ed esperta di nuove tecnologie per gestire i rifiuti ed autrice del progetto “Riciclo Totale”.

Ma la sfida che vede impegnato il nostro tempo – continua la giornalista scientifica – è proprio quella di contribuire anche in questo settore al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e di fare investimenti che non danneggino l’aria, l’acqua, il suolo, cioè l’ambiente in cui viviamo. Eppure tecnologie più avanzate di trattamento delle diverse tipologie di rifiuti non riciclabili, che non inviano in atmosfera nessun tipo di emissioni e non rilasciano effluenti dannosi che inquinano i corsi d’acqua o la superficie dei terreni, ci sono” (È Gualtieri che non vuole vederle).

Un rischio per la salute e la svalutazione degli immobili

Ma quale megastruttura pulita e senza impatto sui cittadini? L’inceneritore di Roma che dovrebbe (d’obbligo utilizzare il condizionale) smaltire 600mila tonnellate di rifiuti all’anno rischia (come sostiene un’altra parte con più solidità) di diventare una megastruttura che mette a rischio dei cittadini: direttamente ed indirettamente. D’altronde se da due anni Sindaci, consiglieri comunali, associazioni, comitati e migliaia di cittadini stanno lottando strenuamente per dire “NO all’inceneritore” qualcosa ne sapranno anche loro no?

Ma questa domanda non è da rivolgersi ai nostri lettori, piuttosto ai burocrati di piazza del Campidoglio che devono trovare una soluzione ai cumuli di rifiuti che infestano oggi la Capitale e Gualtieri non è riuscito a pensare ad altro che ad una soluzione che sarà pronta solo tra anni.

Però, questa domanda rimane importante perché immagino che nessuno tenga alla propria salute e quella dell’ambiente più di chi vive oggi nell’area di Santa Palomba. 
Quando i cittadini parlano di degrado ambientale non lo fanno a caso, ma hanno ben in mente altri (spiacevoli) precedenti che dimostrano come vivere vicino ad un centro di smaltimento rifiuti crea pesanti disagi e malesseri che si ripercuotono sulla salute.

Anzio, Ardea e Aprilia

Basta spostarsi poco lontano ad Anzio per dare uno sguardo a chi vive vicino alla Biogas dove si raccolgono le testimonianze di persone che vivono di giorno o di notte con la puzza del trattamento dei rifiuti organici. Una puzza costante che ha mandato anche in ospedale delle maestre nella scuola vicina.
O basta andare a chiedere come si sta a chi vive vicino all’Acea Kiklos tra Aprilia e Latina. 

Tutti racconteranno dell’incessante via vai di camion stracarichi di rifiuti e la puzza che si diffonde nell’aria. I rumori notturni dei macchinari in funzione. Per questi cittadini vivere lì è una condanna: non possono neanche andarsene perché le loro case su bellissimi e ampi terreni nel verde, non valgono più nulla. Nessuno vuole vivere vicino ad un centro di smaltimento rifiuti (figurarsi vicino all’Inceneritore della Capitale).

Lo stesso dicasi per chi vive nella zona di Roncigliano, ad Ardea, che negli anni si sono ritrovati con le falde acquifere contaminate dai rifiuti. Terreni svalutati, case (su cui hanno investito anni di lavoro e sacrifici) che non valgono il valore di acquisto.

A rischio i comuni dei Castelli e del Litorale

È ancora più disastroso lo scenario se immaginiamo queste conseguenze nell’area (e zone limitrofe) di Santa Palomba. L’inceneritore sorgerà tra Albano Laziale, Marino, Ardea e Pomezia. Saranno loro a pagarne le conseguenze dirette. Gualtieri ha già pensato a come spiegare a queste persone che tra poco le loro case e i loro terreni non varranno più nulla? 

I cittadini non arretrano

Ormai non si contano più le manifestazioni, le proteste e le iniziative organizzate dai cittadini per far fronte alla scelta di Gualtieri e la sua giunta. Non dimentichiamoci che molti dei ricorsi presentati al Tar sono frutto di un esborso economico collettivo dei cittadini che hanno aderito.
Questi Don Chisciotte stanno combattendo i mulini al vento o sono davvero preoccupati per il loro futuro?

Intanto le manifestazioni continueranno, senza sosta. Anche alla luce dell’approvazione dell’istanza di istituzione di “area ad elevato rischio di crisi ambientale” per la zona di Santa Palomba votato in consiglio comunale a Pomezia.

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